Due peli di topo, tracce di fibre tessili, frammenti vegetali. E’ quanto conteneva - secondo la segnalazione di una mamma di Ivrea - una confezione di latte in polvere Mellin, acquistata in farmacia e analizzata (su richiesta dell’Asl e della procura di Ivrea) dall’Istituto Zooprofilattico del Piemonte. La confezione è stata consegnata all’Asl dalla donna che - dopo aver letto un mese fa su La Stampa dei sequestri del Nas di latte per neonati a rischio batteri - ha temuto che il continuo mal di pancia del figlio potesse essere legato proprio alla presenza di microbi nel latte.
Le analisi compiute nelle scorse ore a Torino hanno scongiurato la presenza del temutissimo enterobacter Sakazakii per cui a metà novembre è scattata l’indagine dei carabinieri del Nas, ma ha rivelato la presenza di un’altra contaminazione: due peli di roditore, oltre a fibre di tessuto e a frammenti vegetali. La mamma che ha segnalato la questione ha anche consegnato alla sua Asl di zona un biberon contenente lo stesso latte, con una larva di insetto. Per ora, naturalmente, nessuna accusa formale.
«Si tratta - precisano allo stesso Istituto zooprofilattico che ha eseguito i test - di un campione giunto aperto all’analisi». Il che deve essere tenuto presente. Ma i Nas hanno già prelevato ieri pomeriggio altri campioni dello stesso lotto di latte, su cui verranno eseguiti test di verifica per confermare o escludere la presenza delle stesse sostanze estranee in altre confezioni del medesimo lotto in commercio. L’indagine è affidata al sostituto procuratore di Ivrea, Francesco Saverio Pelosi.
L’analisi eseguita a Torino dalla dottoressa Lucia Decastelli, responsabile del laboratorio per il controllo alimentare dell’Istituto zooprofilattico si chiama «Filth Test»: consente di valutare la salubrità dell’alimento e le condizioni igieniche relative alle fasi di lavorazione e conservazione. Un filtraggio chimico in grado di trattenere le impurità solide. Lo stesso test - sempre all’Istituto zooprofilattico di via Bologna - ha permesso recentemente di rilevare larve di insetto in una passata di pomodoro e in una confezione di arachidi da Israele.
E’ quasi certamente da escludere che la presenza dei due peli di topo abbia contaminato il latte in polvere al punto da scatenare il mal di pancia del figlio della donna che ha consegnato biberon e confezione di Mellin all’Asl, «ma - sottolinea la dottoressa Maria Caramelli, direttore sanitario dell’Istituto di via Bologna - tracce di contaminanti di questo tipo sono un campanello d’allarme da non sottovalutare, soprattutto quando si tratta di alimenti per neonati». Per il momento, gli uffici milanesi della multinazionale sono stati informati della segnalazione relativa alla larva, «ma - dichiara il responsabile dell’ufficio Qualità, Marco Oreglio - nulla ci è stato comunicato né a proposito di peli di roditore né di fibre tessili trovate nella confezione di un nostro prodotto».
I sospetti rendono ora necessario il confronto con altre confezioni di latte dello stesso lotto finito nel mirino dell’Asl e della procura. E’ probabile che l’Istituto di Torino sia chiamato a effettuare nuovi test. Il fatto che la confezione di latte in polvere fosse aperta rappresenta un punto interrogativo su cui occorrerà fare chiarezza. Prodotti dello stesso lotto potrebbero essere ritirati temporaneamente dal commercio - in via del tutto precauzionale - a garanzia estrema della tranquillità di mamme e papà.
fonte: lastampa.it del 16 dicembre 2009
articolo di Marco Accossato
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