Per esempio,
Ciao papà, qui di sotto, come altri post, non è altro che l'occasione per riflettere sul male necessario e sulle medicine per vivere che fin da piccoli siamo costretti a ingoiare. E sull'accettazione della brutta realtà che subiamo già da bambini, ovvero fin dal momento della spensieratezza o del pensiero astratto, e che uomini e società adulte ci inculcano sin dai primi giorni di vita.
Lo so che "è normale che questo accada", lo so che "così si cresce", lo so che "in tal modo si diventa uomini", come so, purtroppo, che cominciamo a divenire adulti sin dal primo vagito. Ma è proprio questa mia presa di coscienza a terrorizzarmi: è assurdo, ma iniziamo a perdere la nostra fanciullezza quando siamo ancora in fasce. Tutto il mondo è schierato per questo scopo e combatte contro un'età definita 'della formazione'. Un età di passaggio, dunque, che nulla ha a che fare col presente, tutta proiettata, com'è, verso il futuro.
Il futuro, invece, ovvero il mio presente lo vedo talmente insignificante: ma, lo stesso, è verso questo futuro che tendiamo l'arco e proiettiamo i nostri figli.
"Funziona così": so anche questo. "Sono malinconico": forse. "Depresso?": no, mi dispiace, non lo sono affatto. Semmai realista: questo sì, lo sono.