"Papà e Gassman mi hanno così tanto rovinato la vita che ero convinto di dovere stare alla larga dal cinema: rendeva le persone peggiori". Lo racconta Emanuele Salce, figlio dell'attore e regista Luciano, in un'intervista al settimanale 'Gioia'. Di Vittorio Gassman, che in quarte nozze sposò sua madre Diletta D'Andrea, dice: "Gli stavo antipatico. Mi considerava un rivale. Sembrava che si domandasse: chi è quest'uomo che si frappone fra me e la donna che amo e a cui lei sembra prestare pure attenzione?". Mentre di suo padre: "Lui era proprio assente. Non aveva idea di che cosa significasse avere un figlio".
Quanto alla madre: "Non la vedevo mai, non è stata neppure una volta la mia compagna di giochi. Quando c'era, l'abbraccio era anche caldo, sentivo che mi voleva bene, ma subito spariva ad accompagnare il suo Vittorio in giro per il mondo e io rimanevo con le baby sitter e la nonna - ricorda l'attore - che di tanto in tanto passava a controllare le tate. Le quali, puntualmente, venivano licenziate appena mamma tornava. E io lì, senza figure di riferimento, con l'abbraccio caldo e poi il gelo del vuoto".
Sul rapporto tra la madre e Gassman: "Mamma gli ha dedicato la vita. Ma lo ha anche ucciso. Ha la responsabilità di averlo portato all'umanizzazione. E questo lo ha ucciso poco a poco, con quelle depressioni iniziate verso i 60 anni, quando, grazie a mamma, prese coscienza di essere esistito anche in quanto uomo. È come se si fossero spente all'improvviso le luci della ribalta - racconta - e lui si fosse accorto di non avere più 20 anni".
Un'adolescenza difficile e vent'anni di analisi, ma ora Salce ha fatto pace con i vivi e con i morti. E anche con se stesso: "Ho smesso di dare colpe: nessuno ha fatto nulla in cattiva fede. L'incapacità di vivere era anche colpa mia".
virgilio.it
|
Iscriviti alla nostra Newsletter per rimanere aggiornato sulle news del sito e sulle novità dell'Associazione Paternità Oggi! |