La paternità rappresenta, secondo Smorti (autore di L’origine della paternità nell’infanzia), una dimensione relazionale della mascolinità. Un uomo può provare sentimenti paterni pur non avendo procreato biologicamente, tuttavia la procreatività biologica influenza la paternità.
Da un punto di vista psicologico la paternità ha origine già nell’infanzia, nella “fase edipica”.
Innanzi tutto, il bambino elabora mentalmente le differenze sessuali che esistono fra maschio e femmina. In particolare la riflessione che il bambino compie riguarda due aspetti: la generatività femminile e la presenza o l’assenza del pene. Il maschio deve passare dall’invidia nei confronti della capacità di fare bambini che ha la madre a quella nei confronti del padre il quale ha la capacità di accoppiarsi con lei e darle dei figli. L’identificazione con il padre è fondamentale affinché il bambino acquisisca comportamenti e caratteristiche di personalità appropriati al proprio genere. Entra psicologicamente in una relazione a tre: i suoi non sono più rapporti univoci o con la madre o con il padre, ma diventano relazioni più complesse nelle quali sono inclusi sia lui che entrambi i genitori, fino ad arrivare a concepire che la procreazione è conseguenza di un rapporto di coppia adulto.
Il complesso di Edipo “nella sua forma più completa”, consta di quattro atteggiamenti di fondo: amore verso il padre, ambivalenza identificatoria verso la madre; amore verso la madre, ambivalenza identificatoria verso il padre. In tal modo ci sarebbero due fasi: una negativa ed una positiva. Nella prima si ama il genitore dello stesso sesso e si prova odio per quello di sesso opposto; nella seconda c’è amore per il genitore del sesso opposto e si prova odio per quello che è del sesso uguale al proprio (squesto spiegherebbe le manifestazioni omosessuali all’inizio dell’adolescenza, che si possono poi riproporre nella gravidanza). Il superamento del complesso di Edipo si realizza attraverso la scelta dell’oggetto d’amore, l’accesso alla genitalità e la strutturazione della personalità.
Inoltre, risulta essere fondamentale l’esperienza della preoccupazione, quale altra esperienza preparatoria fondamentale verso la paternità. Scriveva Winnicott (autore di La famiglia e lo sviluppo dell’individuo) “preoccuparsi si riferisce al fatto che l’individuo si prende cura o prova apprensione e sente e accetta le responsabilità. [...] una capacità di preoccuparsi è alla base di ogni gioco e di ogni lavoro costruttivo”. Il bambino è in grado di preoccuparsi quando diventa conscio di poter chiedere che i suoi bisogni siano soddisfatti, sentendosi in grado di contraccambiare ciò che ha ricevuto.
La capacità di lavorare rappresenta un altro prerequisito per una fase adulta della paternità. Si può ritenere che il lavoro rappresenti significativamente un sostituto della procreatività femminile.
Se l’uomo è riuscito a raggiungere uno sviluppo armonico e sereno, vivendo appieno e superando le fasi precedentemente illustrate, è possibile ritenere che sia entrato nella fase generativa dello sviluppo.
Raggiunta questa fase ed essendo realmente in attesa del figlio, l’uomo deve entrare in uno stato di “preoccupazione paterna primaria” prendendosi cura dell’unità madre - bambino attraverso un comportamento che sia protettivo, in quanto egli padre si è identificato con loro e ne ha compreso le richieste. Per mezzo della preoccupazione paterna primaria le angosce e il senso di colpa causato dall’incertezza, dalle invidie e dalle gelosie che sono collegati alla gravidanza possono essere superate dall’uomo.
La preoccupazione paterna primaria è un processo piuttosto lento. Sono state individuate tre fasi di inizio: la fase dell’annuncio prende avvio dai primi sospetti di gravidanza e può avere una durata variabile da poche ore a pochi giorni con caratteristiche variabili come gioia ed eccitamento nel caso di gravidanza desiderata o dolore e shock nel caso contrario; la fase moratoria, compresa fra la dodicesima e la quindicesima settimana fino alla fine del secondo trimestre, in cui c’è uno sfasamento fra la donna che inizia ad essere coinvolta e l’uomo che sembra voler ritardare questo coinvolgimento, finché alla ventesima settimana circa le modificazioni fisiche della donna non permettono più di negare la gravidanza; la fase della messa a fuoco in cui vi è una ridefinizione di sé e degli altri, in relazione al nuovo status che l’uomo sta assumendo e in cui mentalizza se stesso come padre e il bambino, e il rapporto con la partner diventa più sintonico ed intimo.
La fase di preparazione ha una durata di alcuni mesi durante i quali la coppia progetta il bambino. Vengono individuati spazi sia mentali che fisici in cui accogliere il bambino e ridefinite o fatte delle scelte.
La fase del concepimento e dei primi mesi prevede una notevole ristrutturazione di tutto ciò che ha a che fare con il bambino e la genitorialità, intesa anche come rapporto con i propri genitori.
La fase del secondo trimestre è caratterizzata dall’evidenza fisica della gravidanza. è possibile che nell’uomo nascano sentimenti di invidia per la compagna, la madre e tutte le donne per la loro capacità procreativa e di nutrimento e di gelosia nei confronti del bambino vissuto come un possibile rivale.
La fase finale copre gli ultimi mesi della gravidanza. Non è infrequente l’instaurazione di un nuovo tipo di rapporto e dialogo con il proprio padre e si modifica la percezione della propria partner. Le fantasie sul parto si intensificano e comportano sia fenomeni regressivi che spinte evolutive. Non è escluso che compaiano sintomi psicosomatici (disturbi gastrointestinali, aumento di peso, uso di alcool e di tabacco) e, in alcuni casi, relazioni extraconiugali.
"Idee e concetti presi da: Smorti, Teboul, Winnicott, Brustia"
fonte: laminieradigiove.it
articolo di Claudio Carrara
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