Oggi (17 gennaio 2012) la rubrica del Corriere “La 27esima ora” ha ospitato un articolo della giornalista Corinna De Cesare sui congedi di paternità. Sono molto contenta che questo argomento ritorni sotto i riflettori del dibattito mediatico, perché è una riprova di quanto sia un argomento sentito e di quanto un intervento legislativo in questo senso sia fortemente richiesto dai cittadini stessi. Sono contenta, inoltre, che accada ora, alla vigilia della ripresa dei lavori sulla proposta di legge che ho scritto insieme alla collega Barbara Saltamartini con la quale si chiede l’istituzione dei congedi di paternità obbligatori e si dà vita anche nel contesto italiano al concetto di “congedo orizzontale”. Non solo, dunque, i 4 giorni di congedo obbligatori per il papà a seguito della nascita del figlio, retribuiti al 100%, ma anche la possibilità per i due genitori di usufruire entrambi di permessi frazionati dal lavoro, così da poter seguire insieme la crescita del bambino senza che nessuno dei due rinunci al proprio lavoro.
Il testo ha cominciato il suo iter alla Camera a giugno 2010 e, fortemente condiviso in maniera trasversale, ritornerà in Commissione a febbraio. Adesso ripartiamo con una marcia in più: la sensibilità da sempre dimostrata dal Ministro Fornero su questi temi, infatti, ci dà ancora maggiore forza e determinazione nel portare questa proposta a diventare legge dello Stato il prima possibile.
Per prima cosa, è necessaria informazione: almeno per quanto riguarda la proposta di legge da me presentata mi sembra che le idee siano poco chiare. Il congedo di paternità obbligatorio per i 4 giorni successivi alla nascita del bambino non è assolutamente alternativo al congedo di maternità, ma aggiuntivo. Con questa legge, inoltre, viene aumentata la retribuzione dovuta nel periodo di congedo, dal 70% al 100%. In secondo luogo, è vero che il cambiamento deve essere prima di tutto culturale ma la legge esiste anche per facilitare passaggi importanti come quello di cui discutiamo.
Terzo: molti lettori hanno lamentato il fatto che le proprie aziende non rispettano i diritti concessi ai padri o alle madri già ora, per cui istituirne di nuovi non cambierebbe le cose. Questo non solo è profondamente sbagliato, ma è pericolosamente autodistruttivo: le leggi servono anche a tutelare le persone contro la prepotenza di chi pensa di avere il coltello dalla parte del manico.
Qualcuno, poi, ha giustamente sottolineato come non tutti possono usufruire dei congedi. I precari, ad esempio, o i lavoratori a partita IVA: prioprio per questo motivo da tempo sostengo la necessità di una radicale riforma del mercato del lavoro che elimini le storture tipiche del sistema italiano.
Chuido citando un’altro commento che mi ha particolarmente colpita di Stefano che vive in Svezia (Paese, non a caso, dove il welfare e il mercato del lavoro funzionano “a tutto tondo”, in perfetta sinergia) e riporta le parole del suo direttore delle Risorse Umane: “ma come faremmo ad affidarti i nostri dipendenti se non ti prendi nemmeno cura della tua famiglia?”.
|
Iscriviti alla nostra Newsletter per rimanere aggiornato sulle news del sito e sulle novità dell'Associazione Paternità Oggi! |