La Femminilizzazione dei rapporti familiari e affettivi, in corso da qualche decennio, è vista come il nemico da combattere o la panacea di tutti i mali a seconda del punto di vista dell'osservatore: più tipicamente uomo e/o tradizionalista da una parte, o più tipicamente donna e/o progressista dall'altra.
Senza voler entrare in un'analisi sociologica del fenomeno, dal canto nostro ci limitiamo a notare che tale processo, se è servito positivamente a trasformare la famiglia nel luogo privilegiato degli affetti, nel quale cercare riparo e conforto rispetto ai problemi della vita lavorativa e sociale esterna attraverso il dialogo e l'affettività, è servito anche ad appiattire i rapporti familiari a rapporti meramente "affettivi", a minare il valore sociale dell'autorità [cosa questa non sempre e comunque negativa, ma purtroppo foriera di tanti problemi giovanili (vedi bullismo, violenza, criminalità, droghe, ecc.)], e ad eccedere nell'importanza data ai compiti di cura e accudimento dei figli in ambito famigliare (più tipicamente femminili) con il conseguente svilimento dei compiti educativi del padre: la sua funzione tradizionale di guida e di apertura al mondo dei valori e delle regole sociali, tanto importanti per la sana crescita dei figli è messa costantemente in discussione in favore di un modello "piatto", di comunanza tra "fratelli", che rifiuta le regole imposte e i ruoli prestabiliti.
In ambito giudiziario, nei casi di separazione e divorzio, questo svuotamento della figura educativa paterna è evidente; in caso di contrasti tra i genitori si tende a escludere (o limitare) il genitore maschio in nome di un presunto interesse della prole, e l'eccessiva femminilizzazione dei rapporti familiari e affettivi è di certo una delle cause di questa vistosa quanto ingiustificata asimmetria che porta a protrarre senza fine l'accudimento dei figli senza mai arrivare al distacco, alla crescita, all'educazione, per l'appunto.
Questa breve introduzione per arrivare a spendere due parole sul vero motivo di questo articolo:
la presentazione di un commovente video girato qualche tempo fa riguardo all'amore di un padre per il figlio.
E' il caso della famiglia Hoyt, padre sessantacinquenne e figlio quarantenne tetraplegico dalla nascita. Il padre aveva la passione dell'attività fisica e un giorno scoprì che il figlio traeva giovamento dallo stare con lui durante gli allenamenti. Da allora fu un'escalation che lo portò, LI portò, al di là dell'immaginazione... da vedere!
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Un giorno un figlio disse al padre: - 'Papà, vuoi fare una maratona con me?' - E il padre rispose prontamente: 'sì'. Entrambi corsero la loro prima maratona. Ancora una volta, il figlio chiese: - 'Papà, vuoi fare una maratona con me?' - E il padre 'Sì, figlio mio'. Un giorno, il figlio chiese al padre: - 'Papà, vuoi farei l' Ironman con me?' (L'Ironman è il triathlon più difficile che esista : 4 km nuoto, 180 km in bicicletta e 42 km corsa). E il papà rispose: 'sì!'. La storia sembra semplice. Fino a quando non si guardano queste immagini ... grande lezione di amore e di umanità.
fonte: comunicazionecondiviso.blogspot.com
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