La legge sull’affidamento condiviso sarà riformata perché in molti casi è restata una «finzione giuridica». Dalle denunce fatte dai genitori esclusi e dalle verifiche nei tribunali, a tre anni dal varo sono emerse «distorsioni interpretative», «travisamenti», «inosservanze» e «troppi provvedimenti dei giudici» che hanno tradito l’obiettivo della legge, quello di garantire a un figlio di separati «un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi» perché al trauma della separazione dei genitori non si aggiungano la litigiosità, il conflitto, la guerra dei “no”, che provocano lacerazioni e sofferenze profonde. Ora, dopo avere raccolto dati sconfortanti, dopo avere accertato che il vecchio modello di assegnazione «non solo veniva riprodotto nei fatti ma veniva con compiacimento esibito nei tribunali» il Parlamento, per tutelare meglio i diritti dei bambini e dei ragazzi, è pronto a rendere più stringenti i vincoli della legge approvata nel febbraio del 2006. Il nuovo testo, già depositato, a giorni sarà calendarizzato in Senato. Ventidue i firmatari, più o meno bipartisan.
La stretta è stata decisa per assicurare «certezze» ai minori anche quando il rapporto di coppia è andato in pezzi. «Non ci devono essere scappatoie - afferma Marino Maglietta, fondatore dell’Associazione “Crescere insieme” e padre putativo della legge - Solo e unicamente la pericolosità o l’inidoneità di uno dei genitori, per gravi motivi, può impedire al padre o alla madre di occuparsi del figlio, di allevarlo, di educarlo, di contribuire alle scelte fondamentali, istruzione, cure, vacanze, in una parola a esercitare la potestà genitoriale. Lo dice la legge, ma ora lo ribadiremo nel nuovo ddl con più chiarezza». «Nè - continua Maglietta - per chi pensa di cavarsela con un “assegno” mensile è possibile defilarsi dalle responsabilità, dal momento che dalla condizione di genitore non si abdica mai».
L’affidamento condiviso ha avuto una storia travagliata, non a caso ci sono voluti dodici anni e quattro legislature per la sua approvazione. Ora c’è bisogno di una revisione e con il ddl sarà ridotta la discrezionalità dei giudici, perché la «parità» del padre e della madre è stata spesso ignorata, nonostante la legge fosse nata proprio per affermare tale principio. Il provvedimento che andrà in discussione in Senato renderà «ineludibile il diritto del bambino all’affidamento a entrambi i genitori» per evitare che continuino gli «affidamenti esclusivi» camuffati, nella convinzione, a torto, che questi siano meno conflittuali.
Due le novità principali: il «doppio domicilio» del bambino e «l’obbligo di passare attraverso un centro di mediazione familiare prima della separazione». Il principio della doppia residenza, già largamente in uso in molti Paesi occidentali, è un altro passo verso l’affidamento paritetico. «I danni da ”collocazione” esclusiva - osservano i senatori - sono evidenti».
Quanto alla mediazione familiare, questa è vista come uno «strumento di supporto alla coppia». Appare chiaro che i revisori della legge vogliono tassativamente impedire che «i pregiudizi radicati da decenni e i vecchi orientamenti giurisprudenziali» che davano il bambino a uno solo possano ancora compromettere i principi di «bi-genitorialità». Oltre che in Senato il ddl è stato presentato alla Camera. In entrambi i casi il testo è sostenuto da uno schieramento trasversale, con la maggioranza Pdl al completo ma anche con esponenti Pd. La discussione partirà in Senato, del resto proprio il Senato si era impegnato a rivedere la legge dopo un periodo di applicazione. L’obiettivo è quello di «eliminare le possibili ambiguità interpretative» ma verranno aggiunti anche nuovi contenuti. Perciò andiamo avanti nell’illustrare quali punti saranno ritoccati.
«Nè la distanza tra gli ex, nè la conflittualità della coppia o la tenera età dei figli - scrivono i 22 senatori che hanno presentato a Palazzo Madama il ddl di modifica - potranno impedire l’attuazione dell’affidamento condiviso». «Dal 2006 a oggi ci sono state molte sentenze in cui - continuano i senatori - l’affidamento condiviso veniva illegittimamente negato, per motivi non direttamente attribuiti al genitore che veniva escluso, calpestando così il diritto del minore ad averli entrambi qualunque ragione avesse portato al fallimento del matrimonio». L’altro punto che sarà reso «ineludibile» riguarda il mantenimento, nervo scoperto delle separazioni. «Non è stato compreso - scrivono i senatori - il mantenimento diretto», che è «un diritto-dovere di entrambi i genitori» in «misura proporzionale al loro reddito», i due genitori, entrambi affidatari, devono impegnarsi a «fornire personalmente al figlio i beni e i servizi di cui ha bisogno». Ma spesso i giudici hanno tagliato corto su questo punto e si sono solo preoccupati di stabilire un assegno per l'affidatario «risparmiandosi lo sforzo di individuare e ripartire i compiti di cura e, conseguentemente, i singoli capitoli di spesa», dai libri alle vacanze, dalle cure mediche alla casa, al cibo.
fonte: Messaggero.it domenica 7 giugno 2009
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