Chi va all'estero per tentare la procreazione medicalmente assistita lo fa soprattutto perché trova ostacoli nella legislazione del proprio paese o perché è convinto di trovare altrove strutture specializzate migliori.
Ogni anno, "migrano" 20-25mila coppie e tra questi "crossing border" (dove l'Italia ha una presenza dominante) a seconda della nazionalità cambiano l'identikit e le motivazioni: solo per fare un esempio, la percentuale di single sul totale di quanti si rivolgono ai centri esteri di Pma passa dallo 0,8% italiano al 43,4% della Svezia. Questo e altro racconta lo studio della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre) pubblicato su Human Reproduction.
L'indagine della Eshre ha coinvolto 1230 persone. I Paesi di partenza presi in esame sono 49, ma i più rappresentativi sono Italia, Germania, Olanda e Francia che da soli comprendono il 67% delle schede analizzate. Seguono Norvegia, Regno Unito e Svezia, che hanno inviato almeno 50 questionari e che insieme comprendono il 14,1% del campione. Le altre 233 schede provegono da 42 nazionie sono state inglobate in due macrocategorie: europee e non europee.
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