MILANO - E ora a Milano ci sono anche i «Gruppi psico-educazionali alla depressione post-partum per i padri», incontri mensili con uno psichiatra e una psicologa dedicati allo stress da paternità. Cinque neo papà milanesi su cento, infatti, si trovano a fare i conti con la depressione post parto. Lo dimostra l’ultimo studio condotto dallo psichiatra Claudio Mencacci, alla guida del Dipartimento di Salute mentale dell’azienda ospedaliera Fatebenefratelli-Macedonio Melloni. Per le neoammme è soprattutto una questione di ormoni: il baby blues nei padri, invece, è scatenato dall’ansia da responsabilità.
«Si tratta di uomini che hanno difficoltà ad accettare i cambiamenti e non riescono ad adattarsi alle novità — spiega lo psichiatra —. Di qui la crescita dell’ansia che può portare a una vera depressione». Nell’ormai celebre pellicola di Luca Lucini Solo un padre, il protagonista Luca Argentero alias Carlo-il-dermatologo-di-successo deve crescere da solo Sofia, la figlia di dieci mesi; e le difficoltà non mancano. Nella vita di tutti i giorni è anche peggio: notti insonni per le coliche, ore con il neonato in braccio per farlo smettere di piangere, faccende domestiche per aiutare la moglie/ compagna fanno avere crisi di nervi al 5% dei neopapà. Addio appetito, benvenuta insonnia. Di più: i partner si ritrovano a essere distaccati, assenti, lontani emotivamente, soggetti a sbalzi d’umore, assaliti da pensieri negativi e dalla convinzione di non farcela, scattano per nulla e si sentono lasciati soli.
Uomini impreparati alla paternità e ad accettare le modifiche che si verificano nella vita di coppia. L’indagine del Fatebenefratelli ha preso in considerazione un campione di 120 neopapà, 35 anni l’età media, italiani, titolo di studio medio- alto. Finora il fenomeno del baby blues era legato a doppio filo soprattutto alle donne, colpite dalla depressione post parto in un caso su dieci. «Ma anche i padri si possono ammalare — spiega Mencacci, vicepresidente della Società italiana di psichiatria —. I problemi compaiono mediamente dopo 2 mesi dalla nascita del figlio. La crisi può durare un anno». Per gli esperti i disturbi affettivi dei papà possono avere anche un’incidenza importante sullo sviluppo emotivo dei figli (e in particolare dei figli maschi). Mai sottovalutare i sintomi, dunque. «Abbiamo sempre più uomini che dopo la nascita di un figlio decidono di sottoporsi a sedute di psicoterapia cognitiva e oppure a interventi di psicoterapia di gruppo — ammette Mencacci —. Spesso sono necessarie anche cure con antid epressivi». Sul sito www. centropsichedonna.it, voluto dal Fatebenefratelli e dall’assessorato alla Salute di Palazzo Marino, adesso ci si occupa anche di papà in crisi. Sono stati studiati test appositi di autovalutazione — con 40 domande — che permettono a ciascuno di valutare il proprio grado di ansia da responsabilità e le capacità di adattamento.
Simona Ravizza, milano.corriere.it
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