Essere padre: aiutare i figli a trovare la propria identità
"Un viaggio di analisi sull'identità del padre, che parte da un'osservazione di Telemaco, figlio di Ulisse. Sempre di più si fa evidente l'assoluta esigenza di un ruolo paterno forte e presente. (laRedazione)"
Il padre e l'identità di genere
La presenza e la relazione con il padre come elemento fondamentale per la formazione dell'identità dei figli maschi.
“Se quello che i mortali desiderano potesse avverarsi, per prima cosa vorrei il ritorno del padre”: parla così nell’Odissea Telemaco, figlio di Ulisse, esprimendo l’angoscia del figlio che si trova a crescere senza un padre: un padre lontano, prima impegnato nella guerra di Troia e poi nel difficile e tormentato ritorno verso casa.
La presenza affettiva di un padre, a prescindere dalle sue caratteristiche e dalla sua personalità, è fondamentale per i figli, soprattutto se maschi. Infatti, è proprio in questa relazione, fatta di scontri e incontri, che il figlio può scoprire come diventare uomo. A differenza delle figlie di sesso femminile, l’identità maschile si forma a seguito della differenziazione dal femminile materno, senza la quale è impossibile accedere al mondo degli uomini.
Nella Nuova Guinea, dove il rapporto simbiotico madre-figlio viene sostenuto e rafforzato da tabù e abitutini, per evitare il rischio di “femminilizzazione” del bambino, vengono organizzati rituali molto lunghi e particolarmente traumatizzanti attraverso i quali il bambino, che fino ai nove-dieci anni ha vissuto in stretto contatto con la madre con sporadici incontri con il padre, può finalmente lasciare il nido materno ed entrare nel mondo degli uomini.
Nella nostra società, esistono molti motivi che interferiscono nel percorso di maturazione dell’identità maschile:
1 - spesso il padre è assente per lavoro, o se separato, può vivere con i figli per brevi periodi. Questa lontananza fisica non permette di conoscersi fino in fondo, condividento le difficoltà quotidiane;
2 - la sua immagine e il suo ruolo frequentemente non vengono riconosciuto nella sua interezza. Basti pensare all’appellativo di “mammo”: accudire i figli da parte del padre non è la brutta fotocopia dell’accudimento materno, ma è qualcosa di diverso, di altro. Tale diversità permette ai figli di riconoscere e interagire con modalità differenti. Ed è proprio a questo livello che l’identità maschile dei figli richiede il confronto con il padre: proprio perchè le modalità relazionali e il percorso di maturazione è differente da quello femminile;
3 - la difficoltà delle mamme a “lasciare andare” i propri figli e la svalutazione che a volte esse mettono in atto nei confronti dei padri dei loro figli.
Quando queste interferenze non permettono la costruzione di un rapporto tra padre e figlio, quest’ultimo per trovare la propria “mascolinità” cercherà altre strade: identificarsi e seguire uomini famosi da imitare o cercare un riconoscimento dal gruppo di coetanei, possibilmente attraverso la violenza e le battaglie metropolitane (come le lotte tra ultrà, ad esempio). Gli stessi scontri tra giovani e forze dell’ordine sono spesso l’espressione della rabbia nei confronti di un’autorità paterna assente e drammaticamente ricercata dai ragazzi. Il padre infatti dà regole, indica la direzione: permette così di sperimentare se stessi all’interno di uno spazio sicuro. Senza tutto ciò, regna solo la confusione e la perenne incertezza.
Spesso questi ragazzi maturano un sentimento ostile verso la madre che non “lo lascia andare”, sentimento che a volte può sfociare in comportamenti aggressivi verso il genere femminile e difficoltà a stabilire relazioni duraturi e sereni con le donne.
Quindi, Telemaco non ci ricorda solo lo strazio del figlio che senza padre non può farcela a trovare una propria identità maschile forte ed equilibrata. Ci ricorda anche che di questo padre è l’intera società che ne ha bisogno.
Fonte: fralenuvol.it
Autore: Sara Mignucci
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