«È nato mio figlio - si legge in un messaggino del padre agli amici - piccolo, bello, forte. E affamato. Alba sta bene, siamo commossi dalla gioia». Tutto a posto, dunque, all’ospedale di Feltre. Il piccolo è sano, i genitori al settimo cielo. Anche i nonni, di Lamon (Belluno), giubilano. «Non è il primo nipote - dicono - ma sono cose che toccano il cuore». Sono sereni, finalmente. I tempi del ciclone mediatico che ha travolto il figlio (novello padre) e l’intera famiglia sembrano passati, cancellati da un lieto evento che non si accorda con la polemica. Come quella scoppiata il primo ottobre dell’anno scorso, ossia solo nove mesi fa, quando si scoprì che Don Giulio Antoniol, parroco del duomo di Feltre, era scomparso. Una vicenda che turbò: il sacerdote infatti aveva deciso di cambiare vita, di costruirsi una famiglia, di non vivere più da sacerdote, secondo le regole della Chiesa. Scomparso, si dice in giro, nel corso di un pellegrinaggio a Santiago de Compostela, lungo il cammino che porta alla tomba di San Giacomo, in Galizia. Si scopre che però ha concordato con la diocesi di partire il 24 agosto, e che da allora nessuno l’ha più sentito; di qui il «toto- parroco»: tornerà? Non tornerà?
E una ridda di voci che don Giuseppe Bratti dell’ufficio per le relazioni sociali della diocesi di Belluno- Feltre stigmatizzava come «sciocchezze»: «Sono chiacchiere ingiustificate - chiosa - il parroco sarà presto a Feltre e chiarirà tutto. Al telefono, peraltro, si è parlato solo di salute, buona nonostante lo sforzo, e di altre curiosità sul cammino. Tutto qui». Insomma, don Giulio torna. Ma in parrocchia non ci credono. «Davvero? Torna? Una bella notizia - si dice al Duomo - lo aspettavamo per le cresime, e quando i fedeli non l'hanno visto, un po' si sono preoccupati». Il giorno dopo Don Giulio «si dimette»: non è più parroco né insegnante, anche se resta sacerdote. Chiede perdono ai fedeli, presi alla sprovvista. «Ho comunicato le mie dimissioni dal mio ufficio al vescovo - fa sapere il parroco - Voglio rassicurare tutti. Ho compiuto un pellegrinaggio per riflettere su assillanti problemi personali. Non sono rientrato a Feltre perché ho chiesto le dimissioni. Questioni private: chiedo rispetto per la mia intimità». Sarà l’inclinazione a scavare nel torbido, ma stampa e fedeli non si arrendono. «Intimità », «problemi privati»: parole che non stanno in bocca a un prete, se non per destare sospetti. E infatti il tre ottobre Don Giulio cede e confessa: la donna c’è. «Sì - ammette don Giulio - ho chiesto un periodo di distacco dalla funzione pastorale, per problemi affettivi. Spero che la pausa possa aiutarmi per una verifica seria e onesta sul mio futuro.
Sì, ecco, ho avuto difficoltà: sono stato aiutato, su mia richiesta, dall’opinione di persone esperte; ma, al cuore, si fa fatica a comandare. Ora vivo qui, a Lamon, dai miei genitori, in una sorta di eremitaggio ». Ringrazia i fedeli: «Pensavo che fossero arrabbiati con me; e invece ho scoperto che non mi devo difendere ». Il velo è caduto: ora tutti sanno. Ha gettato la spugna, chiede tempo. E la confessione piena fa calare il sipario. Fino all’ultima svolta, di fine gennaio. La fidanzata di Don Giulio aspetta un figlio. E ha scoperto la qualità dell’amore, dice. «Sento una realizzazione piena che la sola vita pastorale non mi dava ». Ora ha 43 anni, e lavora in una comunità per ragazzi difficili a Treviso. Di lui non si è più parlato, almeno fino all’altra notte.
corrieredelveneto.corriere.it
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