EMILY e Filippo sono in viaggio per il Brasile: trascorreranno qualche settimana al caldo, nel paese del loro papà. Hanno salutato i compagni nell'asilo dove hanno imparato a parlare anche l'inglese, oltre al portoghese e all'italiano, che è una delle due lingue dell'altro papà, che gli ha dato il cognome. Jonathan Doria Pamphilj, 47 anni e Elson Edeno Braga, di 42 sono gli orgogliosi genitori - un papà più un papà - di due bambini di quasi 4 e quasi 5 anni, biondi e allegri, naturalmente bellissimi, nati negli Stati Uniti grazie a quella che tecnicamente si definisce "maternità surrogata".
Come Elton John e David Furnish, da poco genitori di Zachary, anche Jonathan e Braga si sono sposati secondo la civil partnership inglese; quattro anni fa il viaggio in Svizzera per raggiungere l'ambasciata britannica, dato che in quella italiana non era stato possibile per "mancato consenso del paese ospitante". Non c'è un singolo passo anche infinitesimale, figuriamoci importante, che una coppia così riesca a compiere con leggerezza, in Italia. Oggi Jonathan, che con la sorella Gesine gestisce il patrimonio di famiglia, la collezione d'arte antica, il museo del Collegio Romano, dice: "Porto il mio anello di nozze con gioia. È un impegno così bello e importante essere una famiglia, essere genitori. Con Braga abbiamo tentato la strada dell'adozione ma è un percorso reso veramente impossibile a una coppia come noi".
Jonathan è oggi un principe felice: "Essendo io stesso figlio adottivo, da mio padre Frank e da mia madre Orietta ho imparato che la famiglia è fatta dalle persone che ti amano, quelle con le quali cresci. Gli sono così grato di avermi dato un'educazione aperta tanto da coltivare un sogno come quello che ho realizzato ora, con questi due bambini che sono la nostra vita". Detto da un ex-ragazzo rampollo di una dinastia che vanta un papa, Innocenzo X nato Giovanni Battista, nell'albero genealogico e una collezione d'arte unica al mondo, fa un certo effetto. Ora, a parte giocare fra i Velazquez e i Tiziano, a parte avere la fortuna di risiedere in uno dei palazzi più belli di Roma, a parte essere coccolati dalla mattina alla sera, questi sono due bambini come gli altri e in questi giorni hanno la febbre. Emily è tutta bianca e rossa nel suo pigiamino di Hellò Kitty, Filippo sta in braccio a Braga in una vestaglia col cappuccio a forma di coniglietto; non riescono ad entusiasmarsi nemmeno davanti al vassoio di pasticcini col tè fumante offerto in grandi tazze di porcellana bianca e apparecchiato sul tavolo in un salotto da film, con il parquet che scricchiola e le pareti cariche di quadri.
"Quando andiamo dal pediatra, succede che il medico dica: "quant'è bravo questo papà". Allora io magari aggiungo, anche mio marito è proprio bravo. Allora c'è quel momento, quell'attimo in cui capisci che gli altri capiscono. Però è proprio un attimo, perché devo dire che intorno a questi bambini c'è sempre soltanto allegria. Penso che ormai l'Italia sia pronta ad accogliere certe diversità: serve soltanto che si muova il governo, anche per tutelare i diritti di coppie come la nostra", spiega ancora Jonathan.
Ma un'ombra degna di una dinasty tv si è allungata negli ultimi tempi su tanta felicità. La sorella di Jonathan, donna Gesine Pogson Doria Pamphilj ha intrapreso contro il fratello, e insieme al marito Massimiliano Floridi, recentemente ordinato diacono, un'azione legale, giusto per evitare che gli eredi di famiglia fossero dei nati in provetta: la sentenza è arrivata a fine 2010 e il tribunale di Roma non ha voluto accogliere l'istanza di "disconoscimento del certificato di paternità" di Emily che di Jonathan è figlia naturale. Intanto però la questione ha avuto grande eco sulla stampa anche in Inghilterra: "Il mio grande desiderio è tenere insieme la famiglia, tutta intera", conclude Jonathan.
La vita in casa Doria Pamphilj continua, tra una passeggiata al Disney Store di via del Corso e un viaggio negli Stati Uniti, tra un pomeriggio al cinema e una festa di bambini con le famiglie Arcobaleno, l'associazione che in Italia unisce 600 coppie omogenitoriali: "Non per una tendenza al ghetto ma per non farli sentire diversi, perché sappiano che ci sono tanti altri bambini come loro". E se è vero, come scriveva Tolstoj, che tutte le famiglie felici si assomigliano, questa non ha proprio niente di speciale.
roma.repubblica.it
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