E' sempre una questione di contesti: Dodokko mi ha detto tante volte "ciao papà", ma sempre quando ci siamo rivisti dopo una separazione più o meno lunga. Mai prima di ieri, invece, lo aveva fatto in modo così esplicito: quando cioè l'ho accompagnato all'asilo e l'ho salutato come sempre e lui mi ha risposto, per l'appunto: "Ciao papà". Non so sentirmi sollevato oppure dispiaciuto per un saluto dato nel momento in cui ci si accinge a separarsi e non dopo, quando invece ci si rincontra. Da una parte mi fa piacere che mio figlio accetti senza fare più drammi il fatto che ogni mattina ciascuno di noi debba prendere la propria strada. Dall'altra mi rendo conto di quanto, a neanche tre anni, sia costretto non solo a fare i conti con la realtà del distacco, ma addirittura con l'accettarla. Come se la separazione fosse un male inevitabile oppure una malattia incurabile, di cui siamo costretti a soffrire ogni giorno. In silenzio e con un sorriso finto fino a sera, quando a giochi fatti ci rivediamo.
Scritto da Cristiano - sosmammo.blogspot.com
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