"La scuola è finita da parecchio ma il bullismo non si limita ai banchi di scuola. Purtroppo i nostri figli, anche in vacanza, rischiano di diventare vittime o carnefici dei loro coetanei. la Redazione"
Una fotografia impietosa ma realistica del fenomeno giovanile e' stata scattata da un'analisi sul campo effettuata dalla Prefettura di Chieti su 13 scuole della Provincia. Ben 721 ragazzi i intervistati, di cui 340 dagli 11 ai 13 anni e 381 dai 14 ai 18 anni. Secondo i dati, presentati oggi nel corso di un convegno a Ortona, ben l'89% dei ragazzi ha ammesso di conoscere un bullo. Ma anche che il 98% dei casi di violenza e sopraffazione si verificano all'uscita della scuola e il 79% davanti ai professori, che spesso secondo i ragazzi o reagiscono nel modo sbagliato, il 79 % con note o interrogazioni, o nel 64% dei casi minimizzano o peggio ignorano il fenomeno. Durante il convegno organizzato dall'assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Ortona e coordinato dal giornalista Patrizio Marino, la psicologa Dott.ssa Cordella ha evidenziato come i ragazzi alla definizione di bullismo abbiano dato una risposta chiara, netta ed univoca. Il fenomeno e' stato descritto come forma di aggressivita' tra coetanei ripetuta e continua nel tempo e rivolta sempre verso la stessa persona. Puo' invece sorprendere l'identikit del bullo, emerso dalle risposte dei ragazzi, poiche' non gli viene riconosciuto il ruolo di leader, non e' particolarmente prestante dal punto di vista fisico e non e' ripetente, anzi spesso consegue anche buoni profitti a scuola. Inoltre quasi sempre non e' un singolo individuo ma un piccolo gruppo che agisce. La vittima invece viene individuata tra quei giovani che in qualche modo si distinguono o meglio non si omologano alla massa. Magari quelli piu' bravi a scuola, quelli che vestono in modo diverso, quelli che hanno interessi differenti, magari amano il cinema, l'arte. Insomma l'obiettivo e' colpire ed emarginare chi non si adegua. Alla domanda su come risolvere il problema i giovani intervistati hanno rilevato la necessita' di instaurare un dialogo con il bullo, di cercare di entrare in contatto con lui. Il 76% ha poi chiesto di informare i genitori del bullo e il 55% di usare punizioni severe e riconoscibili sia a livello scolastico che famigliare. Mentre la responsabilita' dell'insorgere del fenomeno e' imputata per il 77% a genitori e famiglia, per il 34% a scuola e docenti e solo per il 12 % ad un'attitudine caratteriale. (novembre 2009)
font: ascachannel.it
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