«Vorrei che l’affido condiviso, uno strumento prezioso, fosse applicato. È inaccettabile che nessuno abbia la responsabilità di controllarne l’attuazione». L’appello è di Andrea Bocelli. Il tenore più amato del mondo, l’artista che, con i suoi oltre 50 milioni di copie, ha battuto tutti i record di vendite, lancia un appello a favore dell’affido condiviso. «Do voce al grido dei figli di separati», dice l’artista, 52 anni. Separato dalla prima moglie nel 2002, Bocelli è padre di due ragazzi, Amos e Matteo, che oggi hanno 15 e 13 anni. «Sogno che tutti i bambini possano continuare ad avere entrambi i genitori. La legge è ottima, ma la cronaca ci mostra che in troppi casi resta utopia».
È il padre, il cittadino, o il giurista che parla, quel Bocelli che, prima di dedicarsi interamente alla musica, dopo la laurea in Giurisprudenza, intraprese la professione di avvocato?
«È la mia responsabilità di cittadino. Sento l’obbligo morale di contribuire a migliorare la società. Per questo, appena posso, faccio concerti di beneficenza: il prossimo, il 30 settembre, sarà a Milano, in Duomo, per la Fondazione Francesca Rava - NPH Italia, che aiuta i bambini di Haiti».
Che cosa non funziona, della legge?
«La mancanza di controlli. Le norme sono chiare, semplici, tendono a far abbassare la tensione tra i genitori. Ma i magistrati non hanno gli strumenti per vigilare su ciò che accade. E i figli continuano ancora a essere merce di scambio, strumenti di ricatto».
L’affido condiviso, in teoria, dovrebbe tutelare anche gli adulti...
«Certo: stabilisce anche il diritto, oltre che il dovere, per entrambi i genitori di continuare a vedere i figli e occuparsene. L’ho vissuto personalmente, so quanto è duro sentirsi un padre, o una madre dimezzati».
Lei vive una situazione speciale. Come ci è riuscito?
«La nostra è una situazione probabilmente unica: la casa dove i miei figli vivono con la madre Enrica è a 30 metri dalla mia, ci divide una siepe. Io abito con Veronica Berti, la compagna di vita con la quale condivido ogni minuto, da otto anni. Amos e Matteo vanno e vengono, come e quando vogliono. Assieme a Enrica, la mia ex moglie, festeggiamo tutti i compleanni. Anche noi, però, abbiamo vissuto difficoltà e problemi. Al momento della separazione, Enrica chiese che i nostri figli fossero affidati a lei. Fu un colpo al cuore: non volevo perdere l’intimità che mi legava ai bambini, le confidenze serali prima di dormire, le cuscinate nel letto. Avevo milioni di cose da condividere con loro. Ma sapevo che dovevo sforzarmi di mantenere uguale dignità per me e per la loro madre. I figli hanno bisogno di entrambi i genitori».
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