Il Santo Padre Benedetto XVI ricevendo il 14 gennaio 2011 in Vaticano gli amministratori di Roma e del Lazio, con il sindaco Alemanno e i presidenti Zingaretti e Polverini, per il tradizionale scambio di auguri di inizio d’anno ha dichiarato riguardo al matrimonio e alla famiglia: “ Approvare forme di unione che snaturano l’essenza e il fine della famiglia, finisce per penalizzare quanti, non senza fatica, si impegnano a vivere legami affettivi stabili, giuridicamente garantiti e pubblicamente riconosciuti”. Ottime considerazioni sull’attacco contro la famiglia tradizionale vengono espresse dalla dottoressa Dina Nerozzi, neuropsichiatra e consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia nel suo libro “ L’altra Religione. Il ritorno allo stato etico”, edito da Rubettino. La famiglia tradizionale composta da un padre e una madre, uniti in matrimonio, eventualmente con il sacramento del matrimonio che ha effetti anche civili, che curano il benessere fisico dei figli oltre che la loro crescita intellettuale, culturale e spirituale, considerata una grande conquista per l’umanità , era fino a qualche decennio fa, un patrimonio condiviso nel mondo occidentale. Oggi invece tale modello millenario viene aspramente combattuto da più parti. Questo modello, che pure aveva dato i suoi frutti, oggi secondo diversi ideologi anticattolici deve essere modificato per andare incontro alle necessità di un mondo globalizzato e sottoposto a molteplici sollecitazioni in direzioni diverse. Bisogna trovare il minimo comune denominatore della famiglia postmoderna in un mondo variegato e complesso.
Bisogna far coesistere la poligamia del mondo islamico con la famiglia fatta da due padri che, in caso di necessità, prendono in affitto un utero, con la famiglia composta da un solo genitore, con quella composta plurima in cui i figli appartengono a genitori differenti, con famiglie in cui la madre estremista femminista come la rockstar Gianna Nannini decide di avere in autonomia un figlio attraverso l’inseminazione artificiale, con famiglie costituite da un’unica persona, con la famiglia fatta da una madre lavoratrice che non ha tempo da perdere per portare avanti la gravidanza e trova più conveniente affidare l’incarico a qualche altra donna meno impegnata, e tralasciando le coppie omosex… chi più ne ha più ne metta. Ogni arrangiamento “familiare” deve essere incluso nel nuovo mondo e tutto deve essere accolto senza giudizi di merito e senza conto delle eventuali conseguenze di una tale “deregulation” della famiglia e della società.
Ovvero, tutte le formule devono essere accolte senza pregiudizi. Tutte le soluzioni prospettate traggono un qualche profitto dalla nuova impostazione culturale e giuridica, tranne la famiglia tradizionale. Perché? Per quale ragione è solo la famiglia tradizionale a dover essere penalizzata? Essenzialmente per due ordini di ragioni. Il primo è che la famiglia tradizionale rappresenta ancora un modello desiderabile dello stare insieme, un modello ideale a cui aspirare. Fintanto che esisterà la famiglia tradizionale, ci sarà la dimostrazione pratica che essa è un traguardo raggiungibile e in questo modo tutti gli altri modelli familiari necessariamente rappresentano un modello di seconda scelta e categoria. Ecco il motivo principale per cui non deve esistere un modello di riferimento chiaro ed assoluto che indichi qualcosa di bello cui poter aspirare. In altre parole con il relativismo morale nei riguardi della famiglia si vuole il caos e la confusione...
Il secondo motivo è che la famiglia tradizionale, in linea di massima, se la cava da sola senza bisogno dell’intervento dello Stato. Non ha bisogno dei suoi tribunali, dei suoi esperti psichiatri, dei suoi avvocati, dei suoi giudici, anche economicamente se la cava meglio, come dimostrano svariate statistiche e anche l’esperienza quotidiana di ciascuno. La famiglia tradizionale non alimenta il ciclo infinito dei bisogni a cui è legata l’espansione del potere dello Stato padrone che, invece, ha bisogno di problemi sempre nuovi per poter accrescere il suo apparato burocratico e la sua morsa sulla società civile. Con ciò non si vuol affermare che la famiglia tradizionale è un’entità perfetta ed esente da problemi. Difficoltà e problemi non mancano mai, ma resta pur sempre il luogo migliore in cui sperare di far crescere le generazioni future oltre che un modello di riferimento a cui aspirare. Anche su questo versante incombe il mezzo di comunicazione televisivo tutto impegnato a proporre al pubblico ogni tipo di situazione familiare strampalata delle telenovellas fuorché quella sana tradizionale.
Bisogna eliminare il ricordo che esisteva un tempo in cui la società era formata da famiglie fatte da un padre e da una madre, sposati, che si prendevano cura dei figli e li aiutavano a crescere come meglio potevano magari ispirandosi ad una visione religiosa dell’esistenza. Bisogna far dimenticare che, allora, non esistevano i bulli e le pupe e i problemi più gravi che le scuole dovevano affrontare erano i ragazzi che masticavano la gomma americana in classe, che rubavano qualche merendina nella cartella dei compagni e facevano schiamazzi nell’ora di ricreazione.
E’ evidente che l’obbiettivo dei mezzi di comunicazione non è tanto quello di mostrare un mondo che cambia, bensì quello di indurre un nuovo paradigma ideologico anticristiano cioè un cambiamento culturale che riesca a eliminare l’idea stessa di famiglia tradizionale.
Don Marcello Stanzione: pontifex.roma.it