«Molto spesso, quando si verificano atti di violenza gravissimi, paradossalmente, la persona che ne è vittima "scompare", travolta dagli eventi e sostituita da simboli e a volte, polemiche. Ho sempre pensato che questo non sia giusto e che, sia invece doveroso e più utile, anche ai fini del giudizio, ricordare le persone, soprattutto le persone belle, come era anche mio padre. Per questo, quando ho deciso di scrivere un libro su di lui, su Aldo Moro, ho cercato di raccontare soprattutto la persona, più che lo statista o la vittima del terrorismo».
Agnese Moro, che pronuncia queste parole e che, oggi, sarà il 26 novembre 18 alla libreria Ubik di Como, per presentare il suo libro "Un uomo così", (Rizzoli) aveva venticinque anni quando nella primavera del 1978, si verificarono in tragici fatti romani che, dall'attentato in via Fani al ritrovamento della Renault 4 rossa, in via Caetani, segnarono il drammatico epilogo della esistenza terrena di Aldo Moro e anche forse, di una stagione complessa della nostra tormentata storia patria. Tanto tempo e tante parole sono passati da quel momento terribile, ma non, nella memoria filiale, il ricordo e l'affetto per una figura paterna certamente sui generis ma comunque "normale", umana, che è al centro della narrazione del libro. «Questa caratteristica del mio scritto - spiega l'autrice - deriva forse dal fatto che, quando ho iniziato a stendere sulla carta i miei pensieri non avevo intenzione di pubblicarli. L'idea di partenza era quella di far conoscere ai miei tre figli la figura del nonno che non avevano mai potuto incontrare. Quando, dopo la stesura, cominciai a far leggere ad altri i miei ricordi, da più parti mi venne l'invito a pubblicarli. In questo modo è nato "Un uomo così", libro che vuole presentare a tutti la personalità privata di mio padre». La scelta di Agnese Moro è stata radicale tanto da non contemplare, nelle pagine del libro, i momenti più dolorosi dal sequestro al ritrovamento del corpo.
«Proprio per dare un'immagine completa e viva di mio padre - spiega ancora - non sono ritornata, con la mia narrazione, sui fatti del rapimento e della morte di Aldo Moro lo statista democristiano. Non volevo puntare l'attenzione su vicende già tristemente note e far riaffiorare nella mente l'immagine vista mille volte di un prigioniero messo in posa davanti alla stella a cinque punte delle Br o quella del corpo ritrovato in un bagagliaio d'auto. Il libro restituisce Aldo Moro vivo, nei suoi gesti più teneri e umani, nella sua quotidianità privata». La scelta ha dato buoni risultati, visto che il libro è stato già ristampato e incontra sempre il favore del pubblico. «Girando l'Italia per presentare il mio lavoro - racconta Agnese Moro - mi sono accorta con stupore e piacere, di quanto affetto e di quanta attenzione esistano ancora oggi, a tanti anni di distanza, nei confronti di mio padre. Credo che, presentandolo in modo così personale e intimo, mi sia stato possibile raggiungere un gran numero di persone, molto diverse tra loro, giovani e meno giovani.
Si dice che le idee rimangano anche quando le persone se ne vanno ma io credo che sia proprio l'opposto e raccontare una persona aiuta anche a farne conoscere le idee». Sfogliando le pagine della biografia dedicata da una figlia a suo padre, emergono tratti, come detto, famigliari: «Mi intenrisce ancora - commenta l'autrice - il candore di Aldo Moro, il suo essere padre in modo completo e presente, sempre, nonostante le difficoltà del suo difficile lavoro. Ricordo come, da bambina, potevo sempre contare sul fatto che avrebbe rispettato il patto di tenermi la mano fino all'arrivo del sonno. Adoro il suo modo di tenere insieme le cose grandi con quelle piccole e posso citare un esempio. In una lettera scritta dalla sua prigione, mio padre, parlando a mia madre, scriveva che nella disperazione, non veniva meno la speranza che un giorno, ci ritroveremo in un mondo migliore. In quella stessa lettera però ci ricordava anche di chiudere il gas, la sera. Un particolare che può sembrare piccolo, persino prosaico ma che rivela, a ben guardare, la infinita e amorevole cura di un uomo, in una condizione terribile, eppure sempre attento al benessere dei propri cari». Questo e altri particolari della vita di Aldo Moro secondo sua figlia saranno raccontati, dunque, oggi, a Como.
Ma c'è anche dell'altro. «Nella ristampa del mio libro - conclude Agnese - ho aggiunto, negli anni, documenti, testimonianze, contributi giuntimi da più parte a proposito di mio padre. Mi piacerebbe continuare ad ampliare questa ricerca anche per fornire agli storici che vorranno dedicarcisivi, nuovi materiali e testimonianze su Moro. Ora che all'urgenza della cronaca può subentrare forse un momento di più alta riflessione, sarebbe utile fermarsi a riflettere sulle fonti».
di Sara Cerrato
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