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Pietro Scarnera e il fumetto sul coma di suo padre
Pubblicato il: 30/09/2010  Nella Sezione: News

La stanza del padre di Pietro è quella di una clinica per persone in coma, cinque anni passati a quel capezzale muto sono il lungo addio di un figlio che non ha certezze, non è chiamato a una scelta, non si pone il problema della tutela della vita o del diritto di morte. Sono la lunga lotta, oggi raccontata nel fumetto "Diario di un addio" nei prossimi giorni in libreria, per non dimenticare papà, l'uomo che era stato prima dell'arresto cardiaco.

Pietro vuole salvare il papà nella memoria, al di là dei tubicini, delle tracheotomie, delle flebo. È Il diario della sconvolgente routine di mille giorni sospesi, ad aspettare miglioramenti che non arrivano, segnali che non si riescono a decifrare, anche solo un piccolo cenno della testa. La storia di Pietro Scarnera, trentenne fumettista bolognese, è speculare a quella di Beppino Englaro, che si è battuto perché sua figlia Eluana potesse morire in pace, o a quella di Fulvio De Nigris, che cerca la dignità della vita per chi si sveglia dal coma. Padri che si confrontano a distanza nella post fazione del libro edito dalla casa editrice Comma 22, con due scritti profondi e importanti. Ma Pietro ha uno sguardo diverso, il punto di vista di chi dovrebbe essere guidato nella vita dall'uomo che ormai non riconosce più, steso su un letto per anni.

"Io ero solo un figlio, e mio padre non aveva mai lasciato detto cosa avrebbe voluto per sé - racconta Pietro - io non avevo mai preso decisioni per lui, non l'ho fatto neanche stavolta. Io l'ho solo accompagnato, ma le persone non sanno cosa significa realmente il coma, e così ho cercato di raccontarlo". Scarnera sceglie il mezzo di espressione più congeniale alla sua generazione, abituata ad affrontare anche temi come l'olocausto con lo strumento della "graphic novel", per tracciare il suo intimo e doloroso "Diario di un addio". Le tavole preparatorie avevano vinto il premio "Komikazen 2009" a Ravenna e lo stesso festival internazionale del fumetto di realtà, in programma dall'8 al 10 ottobre, terrà a battesimo la presentazione del libro, venerdì prossimo alle 19 nello spazio politiche giovanili di via D'Azeglio 2.

"Non riuscivo a confrontarmi con la rappresentazione realistica delle persone in coma - racconta l'autore, anche dalle colonne del suo blog "Pensieri di ieri" - così ho scelto un tratto stilizzato ma espressionistico, che riuscisse a portare una concretezza anche nel segno semplice che caratterizza i miei fumetti". Quando il padre di Pietro entra in coma, i quaderni del ragazzo, allora poco più che ventenne, cominciano a riempirsi di figure. Corpi caduti, distesi, visi stravolti. Disegni che "sbucano" dalle pagine che riempiono giornate tutte identiche, al capezzale di un corpo agonizzante più che di un uomo addormentato. Dopo cinque anni, la morte del papà spinge Pietro a elaborare tutto quel materiale, a cercare di spiegare i suoi sentimenti e le didascalie del fumetto sono il riassunto sobrio, diretto, scarno e per questo toccante di un intimo dolore ineffabile, particolare e universale al tempo stesso. Alla fine l'immagine del padre si ricompone come un "puzzle", nel ricordo e nella rielaborazione artistica, torna la figura di un signore "con gli occhiali spessi e grandi, i capelli ricci ree brizzolati, il viso un po' quadrato, la cravatta, la camicia, un sorriso appena accennato e una bella pancia". E la conquista di cinque anni di addio è poter dire: "Ecco, mio padre era così".

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