I figli nati da un rapporto fra genitori consanguinei, per la legge italiana, non possono essere riconosciuti dai loro genitori.
L’art. 251 del codice civile infatti così recita: Riconoscimento di figli incestuosi
I figli nati da persone, tra le quali esiste un vincolo di parentela anche soltanto naturale, in linea retta all’infinito o in linea collaterale nel secondo grado, ovvero un vincolo di affinità in linea retta, non possono essere riconosciuti dai loro genitori, salvo che questi al tempo del concepimento ignorassero il vincolo esistente tra di loro o che sia stato dichiarato nullo il matrimonio da cui deriva l’affinità. Quando uno solo dei genitori è stato in buona fede, il riconoscimento del figlio può essere fatto solo da lui. Il riconoscimento è autorizzato dal giudice, avuto riguardo all’interesse del figlio ed alla necessità di evitare allo stesso qualsiasi pregiudizio.
Quando l’incesto è causato da una violenza sessuale, sono previste aggravanti di pena se la violenza viene compiuta da un ascendente nei confronti di un minore. Si parla in particolare di abuso di autorità, facendo riferimento a quei genitori, anche adottivi, che spingano i minori all’atto incestuoso attraverso una violenza non solo fisica, ma anche psicologica, in ragione dell’autorità che essi esercitano nei confronti dei figli.
In casi di incesto violento o frutto di un abuso di autorità (legge 66/96 ) si prevede la procedura d’ufficio e la perdita della patria potestà, oltre alle aggravanti di pena, se il fatto è commesso con minori di età.
Quando invece non c’è violenza ed i due partners consanguinei sono adulti e consenzienti, le cose vanno ovviamente in modo diverso. Di questi casi si occupa il Codice Penale (art. 564) il quale prevede il reato contro la morale, in particolare della famiglia: è prevista la pena della reclusione da uno a cinque anni per chiunque commetta incesto con un discendente o un ascendente, o con un affine in linea retta, ovvero con un fratello o con una sorella, in modo che ne derivi scandalo pubblico.
Accade così che, se non c’è pubblico scandalo ed il rapporto incestuoso non è frutto di una qualsiasi forma di violenza, la legge italiana non prevede alcuna punibilità contro la coppia di consanguinei.
Diverso è il discorso per quanto riguarda i loro figli: dopo la riforma del diritto di famiglia (1975) qualsiasi coppia non sposata, in Italia, può procedere al riconoscimento dei figli avuti nell’unione, congiuntamente o separatamente, purché i genitori abbiano compiuto i sedici anni di età (art. 250). Questo diritto di riconoscimento dei figli è invece negato se i due genitori sono ad esempio fratello e sorella, padre e figlia, o madre e figlio.
Se anche i genitori non possono essere in alcun modo perseguiti per la loro relazione incestuosa, perché non è violenta, perché non c’è abuso di autorità, perché non c’è pubblico scandalo, comunque la “colpa” della loro unione viene fatta ricadere sui figli.
Essi vengono infatti privati della possibilità di assumere uno status filiationis, il che li esclude dal riconoscimento e dalla dichiarazione giudiziale di paternità e maternità naturali.
Le storie incestuose oggi possono essere dovute al fatto che i fratelli crescono spesso separati, a causa del divorzio dei genitori e poi, quando si conoscono, può accadere che si comportino come se non fossero uniti dal vincolo di affinità biologica. Questo è accaduto ad esempio qualche tempo fa in Germania, dove l’opionione pubblica si è divisa davanti alla storia d’amore di Patrick e Susan, fratelli biologici, cresciuti separati ma che poi, una volta riuniti, si sono innamorati. Dalla loro storia sono nati 4 figli, due dei quali disabili. Una volta appurata la loro consanguineità, il tribunale ha disposto l’arresto per lui e un periodo di assistenza sociale per lei. Patrick, che peraltro si era sottoposto volontariamente all’intervento di vasectomia, dopo aver scontato i primi 2 anni di carcere, è dovuto tornare nel penitenziario, per scontare gli ultimi 30 mesi di condanna, dato che la Corte Costituzionale aveva nel frattempo confermato l’illegalità dell’incesto.
In Francia ha suscitato clamore la storia di Jacqueline e André, separati poco dopo la nascita, i quali si sono incontrati da adulti, si sono innamorati ed hanno iniziato una convivenza. Come loro, gli spagnoli Daniel e Rosa: figli di una coppia separata, si sono incontrati per caso in un bar dopo vent’anni e si sono innamorati. La loro storia è diventata un film, Mas que hermanos, “Più che fratelli”.
In Francia (come in Belgio), le leggi che condannavano l’incesto furono abolite da Napoleone. Anche in Spagna il matrimonio tra consanguinei non è possibile, ma l’incesto è stato depenalizzato. La Svezia è l’unica in Europa che permette il matrimonio tra fratelli che condividono un solo genitore (un permesso che però va richiesto alle Autorità locali).
Niente matrimonio e una punizione che può arrivare a 14 anni di reclusione per i canadesi che hanno rapporti sessuali tra consanguinei. Negli USA le leggi cambiano da Stato a Stato: nel New Jersey non c’è alcuna pena per i maggiorenni, mentre in Massachusetts è prevista la reclusione fino a vent’anni per attività sessuali con un parente più stretto del cugino di primo grado. In Giappone l’incesto è legale, anche se generalmente considerato immorale. La legge che lo condannava fu abolita nel 1881; non ci si può tuttavia sposare tra consanguinei. In Israele l’incesto compiuto tra persone consenzienti che hanno entrambe compiuto la maggiore età non è reato, mentre è punita la relazione incestuosa con un minorenne. In Brasile la legge permette l’incesto solo in alcuni casi: ad esempio zio e nipote possono avere una relazione, ma a patto che prima si siano sottoposti a controlli genetici.
Monsignor Angelo Bagnasco, della Cei, ebbe a dire sull’argomento: “Oggi ci scandalizziamo, ma se viene a cadere il criterio dell’etica che riguarda la natura umana, che è anzitutto un dato di natura e non di cultura, è difficile dire no. Se il criterio sommo del bene e del male è la libertà di ciascuno, come autodeterminazione, come scelta, allora se uno, due o più sono consenzienti, fanno quello che vogliono perché non esiste più un criterio oggettivo sul piano morale e questo criterio riguarda non più l’uomo nella sua libertà di scelta, ma nel suo dato di natura”.
Il parere ufficiale della Chiesa Cattolica sull’argomento, lo troviamo nel Catechismo, alla voce “altre offese alla dignità del matrimonio”: 2388 L’incesto consiste in relazioni intime tra parenti o affini, in un grado che impedisce tra loro il matrimonio. San Paolo stigmatizza questa colpa particolarmente grave: « Si sente da per tutto parlare d’immoralità tra voi […] al punto che uno convive con la moglie di suo padre! […] Nel nome del Signore nostro Gesù, […] questo individuo sia dato in balia di Satana per la rovina della sua carne… » (1 Cor 5,1.3-5). L’incesto corrompe le relazioni familiari e segna un regresso verso l’animalità.
I senatori Donatella Poretti e Marco Perduca hanno presentato nel 2008 una proposta di legge per abrogare le norme che impediscono il riconoscimento dei figli nati dalla relazione incestuosa, così come l’on. Mussolini: in entrambi gli schieramenti si ritiene infatti che in uno stato democratico i figli debbano essere tutti uguali, non privati della possibilità di avere un genitore, un determinato nome e una famiglia.
fonte: blog.donnamoderna.com
articolo di Giuliana Proietti