Il caso limite di un operaio Fiat che dallo stipendio ridotto per la cassa integrazione deve togliere 700 euro di alimenti da versare alla ex moglie e alle due bambine. “A me restano 41 euro e non arrivo al terzo giorno. Mangio alla mensa Caritas, dove ci sono altre persone nella mia stessa condizione, e tra poco lascerò casa e dormirò in auto”. La denuncia e l’appello alle forze politiche: “Noi siamo completamente dimenticati, nessuno ci aiuta”.
Termoli. La cassa integrazione e gli alimenti al coniuge. Risultato: una busta paga di 41 euro da due mesi e una vita sul lastrico, complici anche gli effetti quotidiani della recessione. Non è l’intreccio di una fiction ma una situazione infernale e assolutamente reale che vede protagonista un 39enne termolese. Antonio è padre di due bambine che vivono con la ex moglie in un paese dell’hinterland bassomolisano. Separato dal 2002. Appartiene a quell’universo nascosto, che vive quasi nel buio, dei padri separati con figli ed ex moglie da mantenere. Una realtà della quale si conosce molto poco e che offre pochi dati, e comunque sempre su vasta scala. Si sa per esempio che in regione, tra il 2007 e il 2008, sono state 302 le separazioni registrate nei tre tribunali di Campobasso, Isernia e Larino, e che i numeri sono in crescita rispetto al passato. Antonio si definisce un “nuovo povero con il posto fisso”, e la storia sembra dargli ragione. Da undici anni operaio dell’unità cambi della Fpt, e da due mesi in cassa integrazione. Una cassa integrazione che non tiene conto, ovviamente, dello stato personale e familiare; uno stipendio ridotto dal quale devono essere decurtati, ogni mese, i soldi per gli alimenti da pagare, che superano i 700 euro. Prima delle cesoie il salario sul quale poteva contare ammontava a circa 444 euro, una somma già misera di per sè. Ora, con il taglio sulla busta paga, la somma si è abbassata quasi a zero.
«Noi padri separati siamo dei fantasmi– commenta Antonio – senza alcun diritto e aiuto dal punto di vista economico. E a causa della crisi la situazione si è aggravata ulteriormente». In questa intervista racconta le difficoltà insormontabili della vita di tutti i giorni.
Quarantuno euro al mese in busta paga da dicembre… Come fai a vivere?
«Praticamente non vivo più…Ho azzerato tutte le spese. Quando lavoro ho il vantaggio di poter usufruire della mensa della Fiat. Quando invece sono libero vado a mangiare alla Caritas per avere un pasto caldo».
C’è qualcuno che ti aiuta?
«Per fortuna ho degli amici che mi danno una mano, mi fanno dei prestiti, ma sono in cassa integrazione anche loro, e quindi come fanno ora ad aiutarmi se hanno da mandare avanti la loro famiglia?»
E l’affitto di casa? Chi lo paga?
«Prima di entrare in cassa integrazione percepivo uno stipendio, tolti i soldi per gli alimenti, di circa 400 euro e riuscivo a pagare l’affitto. Il compenso pieno per un operaio della Fiat è di circa 1150 euro. Il giudice ha stabilito una detrazione per gli alimenti di 700 euro. Per questo ora in Cig sono arrivato a prendere solo 41 euro…Se in tanti per la crisi non riescono ad arrivare alla terza settimana del mese, io non supero il terzo giorno…Penso che se la situazione non cambia dovrò lasciare casa. L’affitto non lo pago dallo scorso novembre».
E che farai? Dove dormirai?
«Dormirò in macchina, io non ho la possibilità di tornare a vivere dai miei genitori come fanno molti».
Ma non esistono aiuti economici per i padri separati?
«Assolutamente no. Ed è questo il disagio che voglio denunciare. E’ un problema di natura economica. Con la mia ex moglie e con le mie bambine ho degli ottimi rapporti. Vedo le mie figlie anche più del tempo concesso dal giudice. Ma proprio perché sono praticamente ridotto sul lastrico, non avrò neanche i soldi per pagare il pullman per andarle a trovare. Lo scorso Natale ho comprato i regali, ma il prossimo non so se potrò permettermelo ancora…».
Ti senti discriminato?
«I padri separati sono completamente dimenticati dal governo, che sia di destra o di sinistra. Con tutto il rispetto per le fasce deboli della popolazione, si pensa a tutelare gli anziani o altre categorie. E noi? Nessuno si è preoccupato di noi nella Finanziaria. Un padre separato è come se tornasse single. E’ spogliato completamente dei suoi diritti. Non ci sono più sconti sulle tasse per i figli a carico, l’assegno familiare dell’Inps non esiste più o meglio viene trasferito solo alla moglie. La legge non concede la detrazione degli alimenti dal 730, mentre, caso assurdo, per esempio questo è possibile per una banale operazione di chirurgia estetica…Io mi sono sempre assunto le mie responsabilità. Non condivido per esempio la scelta di tanti ex mariti come me, che si licenziano dal posto di lavoro per non pagare gli alimenti».
A Termoli conosci molti separati come te che vivono in condizioni di disagio economico?«Ce ne sono tanti. Ci incontriamo anche alla Caritas con alcuni di loro. Ovviamente si fa finta di nulla. Non si fanno domande. Viviamo tutti nell’ombra. A livello nazionale credo che almeno il 20 per cento degli aventi diritto al voto sono separati. E allora mi chiedo: perché non ci asteniamo dalle urne alle prossime elezioni? Magari i politici si accorgono che esistiamo anche noi».
Anche a livello regionale, non ci sono per esempio associazioni alle quali chiedere aiuto?
«No, non ci sono punti di riferimento locali. E a livello nazionale esiste un’associazione onlus, ma la mia esperienza non è stata positiva: tutte le volte che ho provato a contattarla, non ha risposto nessuno. Ho letto e sentito di realtà geografiche in cui le Amministrazioni regionali danno una mano a quelli che si trovano nella mia situazione. So per esempio che in Liguria si contribuisce a pagare affitto ai padri separati. Ma qui è tutto fermo. Praticamente è come se non esistessimo».
Come vedi il tuo futuro?
«Lo vedo nerissimo. La crisi continuerà ad andare avanti, per tutto il 2009. E per il momento sono in Cassa integrazione fino al 9 marzo. Ci sarà un effetto domino che travolgerà anche altre aziende dell’indotto. La recessione qui a Termoli si avverte moltissimo, a mio parere molto più che nei centri piccoli, dove la vita è diversa ed è immune quasi a tutto quello che sta accadendo nell’economia».
Dove trovi la forza per andare avanti?
«La trovo guardando negli occhi le mie bambine…Sono loro a darmi coraggio».
fonte: primonumero.it