Quasi tutti gli uomini subiscono violenze nel corso della loro vita. Di regola sono vittime della violenza maschile. Ma subiscono violenze anche nelle relazioni di coppia, benché ciò accada ben più di raro che alle donne.
Raro è anche che si tematizzino le esperienze fatte dagli uomini in quanto vittime.
1. Problematica
Quando in diverse circostanze viene usata violenza nella nostra società, sia l’attore che la vittima sono nella stragrande maggioranza dei casi di sesso maschile. Se le vittime della violenza maschile sono uomini si tende a parlare in termini astratti: “c’è stata una rissa”. Il sesso della vittima non è menzionato. Si direbbe che un tabù avvolga l’uomo vittima di violenza.
La criminologia si è finora interessata ben poco a un’analisi delle violenze che considerasse le variabili del genere e del ruolo. Solo quando negli anni 1970 il nuovo movimento femminista tematizzò e rese pubbliche le violenze perpetrate contro le donne nella sfera domestica l’attenzione si spostò sul sesso delle persone coinvolte.
2. Possibili cause
“O qualcuno è vittima o è un uomo“ (Lenz 2001). Questa affermazione formula la concezione prevalente nella nostra cultura, secondo la quale l’essere vittima e l’essere un uomo si escludono a vicenda. Un ragazzo o un giovane uomo malmenato faticano a essere presi sul serio. Di conseguenza, gli uomini non hanno praticamente nessuna possibilità di analizzare ed elaborare le lesioni fisiche e psichiche derivanti dall’esperienza di essere stati vittime.
L’esperienza di essere una vittima fa parte della vita di ogni uomo. Sconfitta, mortificazione o umiliazione sono esperienze quotidiane di sottomissione allo strapotere esercitato principalmente da altri uomini. Ma anche le madri, le insegnanti o le partner possono ridurre i ragazzi e gli uomini a essere delle vittime. Ciò accade nel corso della loro socializzazione a opera delle varie istanze che vi sono preposte: la famiglia d’origine, la scuola, i gruppi di pari e i gruppi sportivi, il posto di lavoro, il servizio militare, la coppia. Gli uomini sono condizionati a sopportare i dolori. Devono imparare a nascondere le offese e la sofferenza. (Lenz 2001)
Contro gli uomini – come contro le donne – la violenza viene di regola usata nell’ambito di un rapporto di dipendenza e/o di potere, con lo scopo di rafforzare o costituire il divario che separa la persona che usa violenza dalla sua vittima.
3. Frequenza della violenza contro gli uomini
Le statistiche criminali internazionali di polizia – benché siano solo limitatamente significative – forniscono dei ragguagli sulla ripartizione per sesso degli attori e delle vittime: in tutti i settori sociali, per quanto concerne i reati che comportano lesioni personali, l’85 percento degli indiziati e il 65 percento delle vittime sono uomini.
Nel caso di reati penali contro la vita e l’integrità, per quanto concerne la violenza nella coppia vari studi indicano che dal 5 al 10 percento delle persone indiziate sono di sesso femminile. Di conseguenza, dal 5 al 10 percento delle vittime sono uomini. (Godenzi 1993)
Il contesto in cui la persona sperimenta la violenza varia secondo il sesso: le donne sono più spesso vittime a opera del partner o di familiari; gli uomini lo sono a opera di conoscenti o di estranei. Le donne subiscono più violenze nella sfera privata; gli uomini più spesso nello spazio pubblico.
Per gli uomini è difficile essere vittime. Questa posizione contrasta con la visione che prevale riguardo ai ruoli sociali, con la socializzazione che induce a dar prova di forza, durezza e capacità di imporsi. Ciò che non può essere non esiste. Di conseguenza, è raro che negli uomini picchiati, sfruttati, stuprati si riconoscano le vittime. I loro comportamenti strani sono catalogati in termini psichiatrici e sanitari e vengono trattati in quanto tali. Le cause, tuttavia, non vengono portate alla luce. (Lenz 2000)
4. Tematizzazione pubblica della violenza contro gli uomini
Gli uomini in quanto vittime della violenza maschile non sono un tema di dibattito pubblico. In questo contesto, o si parla in termini anonimi (una rissa) o si presenta la violenza concentrandosi sull’attore. Quando negli ultimi anni si è parlato degli uomini in quanto vittime di violenze lo si è fatto puntualizzando che le donne sarebbero altrettanto violente nei confronti dei loro partner quanto lo sono gli uomini nei confronti delle donne. I fautori di questa tesi rimandano a numerosi studi che sono giunti a simili risultati (p. es. Bock 2003).
Un’analisi particolareggiata di questi studi ha però dimostrato che essi sono poco significativi, e ciò per varie ragioni: i gruppi studiati non erano rappresentativi, i tipi di violenze erano analizzati in modo poco differenziato, il loro contesto (p. es. violenza quale risultanza di controllo e oppressione) non era stato considerato (Gloor/Meier 2003). Gli studi non analizzavano inoltre che cosa aveva preceduto l’atto di violenza, se costituiva p. es. una reazione a uno sviluppo in corso da tempo oppure una reazione ad altre violenze. Non erano stati chiesti neppure i motivi, né era stata analizzata la struttura del rapporto interpersonale dentro il quale fu usata violenza.
Persino autori che nelle loro indagini avevano constato un elevato numero di violenze a opera delle donne precisano che vari altri studi dimostrano che: a) se le donne diventano violente nella coppia, lo diventano di regola in seguito a una precedente vittimizzazione, risp. per difendersi da un attacco, e b) in seguito alla loro minore forza fisica questi attacchi sono di regola di minore intensità e comportano minori conseguenze. Gli stessi autori ritengono inoltre che nella nostra società siamo lungi dal punto in cui la violenza delle donne contro i loro partner è anche solo approssimativamente analoga a quella maschile contro le donne. (Wetzels 1995)
Gli uomini che partecipano a questo dibattito parlano solitamente solo dell’esperienza vissuta nell’ambito di una relazione di coppia. Rimuovono le altre violenze subite nel corso della vita. Il dibattito ha così assunto un indirizzo che contrappone donne e uomini colpiti dalla violenza invece di prenderli sul serio in quanto vittime di questo fenomeno.
5. Misure
In Svizzera (a Zurigo) esiste per ora una sola struttura di aiuto specializzata per le vittime maschili di violenza. (http://www.vzsp.org/opferhilfe.htm) I centri di consulenza per uomini sono sensibilizzati al tema. È importante che tutte le vittime di violenza vengano prese sul serio, e ciò indipendentemente dal sesso. È necessario analizzare attentamente l’iter della violenza e cercare delle possibili soluzioni. Ma in nessun caso si devono usare le vittime di sesso maschile contro quelle di sesso femminile e viceversa.
6. Bibliografia
Bock, Michael (2003), Häusliche Gewalt, Wie viele Männer und wie viele Frauen üben sie aus? Vortragsmanuskript, Brugg-Windisch 29.09.2003.
Gloor, Daniela / Meier, Hanna (2003), Gewaltbetroffene Männer – wissenschaftliche und gesellschaftlich-politische Einblicke in eine Debatte, in: „Fampra“ quaderno 3/2003, Berna.
Godenzi, Alberto (1993), Gewalt im sozialen Nahraum, Basilea/Francoforte sul Meno.
Godenzi, Alberto (1997), Arbeit mit gewalttätigen Männern: What works? In: Commissione federale per i problemi della donna (a cura di), Problemi al femminile n. 1, Berna.
Lamnek, Siegfried / Boatcà, Manuela (a cura di) (2003), Geschlecht – Gewalt – Gesellschaft,
Otto-von-Freising-Tagungen der Katholischen Universität Eichstätt-Ingolstadt, vol. 4, Opladen.
Lenz, Hans-Joachim (a cura di) (2000), Männliche Opfererfahrungen, Problemlagen und Hilfsansätze in der Männerberatung, Weinheim/Monaco di Baviera.
Schröttle, Monika (2002), Gewalterfahrungen von Frauen und Männern, Diskussionsbeitrag, in: IFF Info n. 24/2002, Universität Bielefeld.
Wetzels P. / Pfeiffer Ch. (1995), Sexuelle Gewalt gegen Frauen im öffentlichen und privaten Raum – Ergebnisse der KFN-Opferbefragung 1992, KFN-Forschungsbericht n. 37, Hannover.
Berna, 11.05.04 / Eva Wyss
fonte: against-violence.ch e comunicazionecondiviso.blogspot.com