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Cordone ombelicale: donarlo come atto di amore. Dove e come
Pubblicato il: 18/07/2010 Nella Sezione: Parto
Fino a poco tempo fa il sangue del cordone ombelicale veniva solitamente eliminato con il secondamento, cioè durante la fase di espulsione della placenta, che si verifica subito dopo il parto.
Studi recenti hanno però dimostrato che il sangue placentare assomiglia molto, per composizione, a quello del midollo osseo (il tessuto contenuto all'interno di alcune ossa, deputato alla formazione delle cellule che compongono il nostro sangue). Contiene infatti molti elementi che sono i precursori indifferenziati (cioè i progenitori) dei globuli rossi, dei globuli bianchi e delle piastrine. Queste cellule (dette in termini medici "staminali") sono in grado di colonizzare il midollo osseo e di riprodursi, dando origine ai diversi elementi del sangue.
Di conseguenza il sangue placentare può benissimo sostituire il trapianto di midollo osseo nella cura di varie malattie del sangue (leucemie, linfomi, anemia mediterranea, e altre ancora). Occorre inoltre sapere che circa il 40 - 50% dei pazienti che necessitano di un trapianto di midollo osseo, non dispone sfortunatamente di un donatore compatibile nell’ambito familiare o nei registri internazionali dei donatori volontari di midollo osseo: in questi casi il sangue del cordone ombelicale può sostituire il midollo per il trapianto.
Il prelievo del sangue del cordone ombelicale è un procedimento molto semplice e del tutto innocuo per mamma e bebè. Avviene al momento del parto, dopo che il bambino è nato, poco prima dell'espulsione della placenta, quando il cordone è già stato reciso.
L'ostetrica disinfetta accuratamente il cordone ombelicale ancora attaccato alla placenta, inserisce un ago nella vena ombelicale (sul cordone) e raccoglie il sangue, che defluisce in una sacca sterile. Questo prelievo può essere effettuato sia dopo il parto naturale sia dopo il taglio cesareo.
La donazione del sangue ombelicale ha perciò il vantaggio di non causare alcun rischio per chi lo dona (la mamma e il bambino) e può essere prelevato e conservato anche per molti anni, in modo di essere sempre disponibile al momento del trapianto di midollo osseo.
Qualsiasi mamma sana può donare il sangue della placenta, con l’unica avvertenza di sottoporsi, poco prima del parto, a un prelievo di sangue per escludere la presenza di alcune malattie; si tratta in ogni caso di esami che la futura mamma farebbe comunque.
La donatrice deve, inoltre, acconsentire a eseguire Io stesso controllo dopo sei mesi dal momento del parto, per confermare l'assenza delle stesse malattie. Il prelievo del sangue placentare può essere eseguito in qualsiasi ospedale, che sia tuttavia in grado di fare riferimento a una struttura specializzata, dove la sacca di sangue venga elaborata e preparata per l'utilizzo (una cioè delle cosiddette banche del sangue). In Italia le banche di sangue placentare sono ancora poche, ma sono presenti in diverse regioni.
Per avere qualsiasi tipo di informazione sulla donazione del sangue placentare si può contattare una sezione dell'ADlSCO, la prima associazione al mondo che riunisce le donne disposte a donare il sangue del cordone ombelicale, il cui sito italiano su Internet è consultabile all’indirizzo www.adisco.it, oppure la AIEOP (Associazione Italiana di Ematologia ed Oncologia Pediatrica).
Sul sito adisco è possibile trovare tutti gli indirizzi delle banche di raccolta nelle regioni italiane
fonte: mammaepapa.it adisco.it
articolo di Dott. Guido Vertua (pediatra)
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