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Ok le regole, ma le emozioni? Quarta parte
Pubblicato il: 30/09/2011  Nella Sezione: Tutto io devo fare

 “Ecco la quarta parte dell'articolo di Paterpeur, un papà che si racconta. Leggete anche la prima parte , seconda parte e la terza parte (laRedazione)”

 

Insomma, l’emozione è innanzitutto del corpo, parte da una “scossa” fisica e solo successivamente viene interpretata sulla base di ricordi, situazioni contingenti, stati d’animo ecc. L’emozione ha una componente fisiologica ma anche corporea e facciale (Leone Augusto Rosa in “Espressione e mimica” divide il viso in 8 parti simmetriche, disposte 4 a 4 e indica un grado zero le cui deviazioni corrispondono all’espressione degli “affetti fondamentali”).

Utilissimo per capire questo mondo e avere dei solidi strumenti per interpretare (e per agire) il contributo di Dario Ianes “Educare all’affettività” che schematizza il quadro emotivo:

  • Stimoli scatenanti

  • Emozioni di base (sono a livello fisiologico e spesso “travolgono”)

  • Stati d’animo (modalità affettive stabili, durature, complesse. Sono gli umori generali come l’essere di indole allegra, scontrosa, ottimista, pessimista ecc.)

  • Sentimenti e passioni (valori, motivazioni, desideri, sogni, speranze)

  • Atteggiamenti (grovigli di opinioni, stereotipi, pregiudizi, una sorta di occhiali – a loro modo deformanti - con cui guardare il mondo)

  • Opinioni (livello più teorico che reale che comprende opinioni e giudizi formulati almeno apparentemente per via razionale)

Si va a delineare quindi il campo dell’educazione emotiva, un campo vasto e complesso che ci chiama in gioco. Si tratta di un gioco che non può vederci spettatori, esserci è troppo importante per i nostri bimbi e per noi: l’intelligenza emotiva è “la capacità di conoscere le emozioni, di orientarle, di interagire con altri in modi efficaci. Non è soltanto una questione di temperamento ma anche di apprendimento. Un bambino impulsivo con buona capacità emotiva riesce a controllarsi meglio di quanto non riesca un bambino altrettanto impulsivo ma con un basso livello di competenza emotiva. Un bambino timido con un buon livello di comprensione emotiva impara strategie che lo rendono man mano più sicuro nei rapporti con gli altri. Chi non sviluppa l’intelligenza emotiva rischia di confondere le proprie emozioni con quelle degli altri, di pretendere l’impossibile, di avere scarsa tolleranza alle frustrazioni, di offendersi per un nonnulla […] Una scarsa alfabetizzazione emotiva rende anche più difficile tollerare i segni del disagio negli altri e favorisce la tendenza a fuggire di fronte alla manifestazione delle emozioni altrui” (A. Oliverio Ferraris).

Paterpuer: http://paterpuer.blogspot.com/