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Antonio Fogazzaro: trecento lettere famigliari raccontano un padre moderno e amorevole
Pubblicato il: 09/03/2011  Nella Sezione: Personaggi

Trecento lettere famigliari che raccontano un padre moderno, che non cela i suoi sentimenti dietro la forma. Ma anche taccuini che narrano viaggi, incontri e discorsi con se stesso o raccolti per caso e carte intime sparse, appunti, riflessioni, propositi, che permettono di scavare nell'animo dell'autore.

È un Antonio Fogazzaro privato, che getta però anche ulteriori sprazzi di luce sul suo lavoro e gli incontri con i contemporanei, quello che esce dagli inediti contenuti nel plico donato il 9 luglio 1961 dal marchese Giuseppe Roi alla Biblioteca Bertoliana e aperto il 15 febbraio, del quale ieri mattina ha fornito qualche anticipazione Adriana Chemello, che insieme a Fabio Finotti, Gilberto Pizzamiglio, Giorgio Lotto e Adele Scarpari fa parte del gruppo di studio che si sta occupando dell'analisi dei documenti. «Da una prima ricognizione - afferma Chemello - ci troviamo di fronte a tre blocchi di carte, qualitativamente e quantitativamente difformi tra loro, riconducibili a tre tipi di scrittura. La prima - continua - è un manipolo di "carte intime" che oscillano tra lo "zibaldone di pensieri" e scarni appunti, in una grafia minutissima, dialoghi interiori con Dio, a cui si alternano appunti di viaggio, note di introspezione personale tesa a scandagliare le profondità dell'animo».

Scritti e schizzi, insomma, che rivelano un animo in evoluzione, accanto a bozze di liriche, appunti di analisi psicologica, frammenti letterari, come la cronaca di un ritorno ad Oria, in cui lo scrittore si mette in ascolto per recuperare la sintonia con il paesaggio in una descrizione quasi onirica: Stupido vecchio cuore che sogna ancora! Pareva morto un momento fa. È entrato nel giardinetto un leggero odore di olea fragrans, mi ha mosso dentro tante cose! Eccomi qua tutto tremante, con la penna in mano e.. devo scriverlo? Con le lagrime agli occhi.

La seconda tipologia di documenti consiste in una ventina di taccuini di diverse forme e misure, che coprono il periodo dal 1882 al 1910, a volte indecifrabili. Nelle minute pagine ci sono anche note spese, mappe per ricostruire gli spostamenti, piccoli abbozzi di "figurine", stralci di dialoghi captati per strada o pezzi di conversazioni di conoscenti, frasi in dialetto. Ma anche un'agendina-rubrica, con nomi ed indirizzi e biglietti di un viaggio in Svizzera.

Terza tipologia, infine, 300 lettere famigliari, indirizzate alla moglie Rita, al figlio Mariano e alle figlie Maria e Gina, che mostrano lo scrittore come un padre affettuoso e moderno per l'epoca. In particolare il folto carteggio con la figlia Gina, è però anche fonte di notizie di prima mano, con cronache dei soggiorni romani, degli incontri con intellettuali e scrittori, di una visita a Subiaco, nel 1903, dove avrebbe ambientato "Il Santo". In queste missive, sottolinea Chemello, si trovano «note di viaggio ma anche resoconti di successi mondani, come nel caso della conferenza al Collegio Romano o la tournée parigina dove viene omaggiato dagli Accademici di Francia. Il carteggio con Gina è ricco di notizie di prima mano utili per precisare meglio gli spostamenti di Fogazzato, i viaggi, gli incontri e non meno importanti, momenti del dibattito culturale in cui lo scrittore si trovò coinvolto e riscontri sulla ricezione dei suoi romanzi».

M.E.B. ilgiornaledivicenza.it