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Esce libro del figlio di Helmut Kohl: "č stato un pessimo padre"
Pubblicato il: 27/01/2011  Nella Sezione: News

“La sua vera famiglia è stata la Cdu, il partito è stato per tutta la vita la fonte più importante e durevole del suo agire. Noi scorrevamo sulla sua ribalta politica come una parte della coreografia, senza alcun ruolo rilevante”. Walter Kohl, 47 anni, primogenito del cancelliere della riunificazione della Germania, svela i segreti di famiglia nel libro “Leben oder gelebt werden” (274 pagine, editore Integral) che il settimanale Focus da oggi ha iniziato a pubblicare. E’ il racconto di un uomo che, fin dalla prima infanzia, è stato schiacciato dalla preminenza assoluta della vita pubblica nell’orizzonte paterno. Il genitore celebre e potente è stato per Walter Kohl già da ragazzo più motivo di paura che d’orgoglio.

Nel suo libro ricorda di avere incontrato in casa uno sconosciuto che faceva anticamera per essere ricevuto da suo padre: “Mi sfogai con lui parlandogli della perenne sorveglianza cui ero sottoposto, dell’isolamento dai miei compagni di scuola, del timore costante che mi potesse capitare qualcosa di grave. Gli chiesi se anche lui aveva paura dei terroristi. Mi rispose che era assolutamente normale avere paura”. Era l’estate del 1977. Il ragazzo aveva quattordici anni e poco dopo, guardando il telegiornale, riconobbe il suo interlocutore nel presidente degli industriali Martin Schleyer rapito e ucciso dai terroristi della Rote Armee Fraktion (Raf).

Nel doloroso “interno di famiglia” di Walter Kohl il clamoroso suicidio della madre Hannelore segna la svolta della rottura col padre-cancelliere. “Mia madre era la figura più importante della nostra famiglia: accadde il 5 luglio 2001. A darmi la notizia fu la segretaria di mio padre: Walter, tua madre è morta”. Per il proprio figlio, nel momento del dramma, ci fu solo una comunicazione burocratica delegata ad una persona estranea. Nel mistero del tragico gesto di Hannelore Kohl ha un peso anche l’estraniazione dell’illustre capofamiglia. All’epoca circolarono negli ambienti politici anche malignità sui rapporti del cancelliere con una sua collaboratrice. “In quel momento esplosero tutti i miei sentimenti, piansi e urlai come un folle – rivela Kohl junior nel suo libro – Mentalmente ero rassegnato e pensai di togliermi la vita pianificando fin nei dettagli una morte per annegamento”.
 
Lo salvò il pensiero di suo figlio: “Dissi a me stesso che avrebbe dovuto avere un padre migliore di quello che ho avuto io”. Nel frattempo, Helmut e Walter Kohl hanno troncato qualsiasi contatto. Anche con il secondogenito Peter, sposato con un’ereditiera sunnita con rito musulmano, l’ex cancelliere non ha più relazioni. Quando, due anni fa, si è risposato con la sua ex assistente Maike Richter (di 34 anni più giovane di lui) il “secondo Bismark” si è limitato ad informare i figli con un laconico telegramma.

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