Caro padre, ti scrivo. Non sono parole d'affetto, ma una vendetta letteraria, un regolamento di conti a mezzo stampa quello che si va consumando in Francia nelle ultime settimane. Ben tre libri firmati da "figlie di", biografie femminili che vanno a colpire quell'uomo che ogni tanto bisogna metaforicamente uccidere per esistere: il padre. Mazarine Pingeot torna a parlare della sua infanzia segreta, all'ombra di François Mitterrand. La Sfinge, lo chiamavano. Pingeot, 38 anni, lo ricorda come un papà affettuoso eppure inafferrabile, sposato con la politica. Bon petit soldat è una rievocazione sofferta, amara.
Come quella di Félicité Herzog, figlia di Maurice, famoso alpinista e capo della spedizione dell'Annapurna nel 1950, la prima montagna oltre gli ottomila metri mai scalata dall'uomo. Quell'eroe nazionale, rivela ora Félicité, era un mistificatore. Il suo ritratto iconoclasta, Un Héros, è stato per settimane in classifica.
Emmanuelle Guattari è più benevola nonostante rappresenti nel suo libro un'infanzia originalissima. È cresciuta tra i "fous", i pazzi, che il padre Felix aveva liberato dai manicomi per accoglierli nel grande parco con castello di La Borde, la clinica psichiatrica sperimentale da lui creata negli anni Cinquanta. Traspare la difficoltà, talvolta la fascinazione, di una bambina che ha dovuto convivere con l'ordinaria follia. Ma nel tono Emmanuelle ha già perdonato il filosofo francese autore con Gilles Deleuze de L'Anti-Edipo.
Il filo conduttore di queste voci femminili è l'impossibilità di affrancarsi del tutto dalla figura paterna. E per una strana coincidenza editoriale proprio in questi giorni è stata pubblicata in Francia la corrispondenza tra Sigmund Freud e Anna, figlia prediletta nonché paziente e discepola. Il 6 agosto 1915, all'età di 20 anni, Anna scrive al padre: "Ho sognato che eri un re e io una principessa, e che qualcuno voleva aizzarci l'uno contro l'altra attraverso intrighi politici". Un legame indissolubile. Né con te, né senza di te.
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