Ieri sera, dopo cena, del tutto inaspettatamente, Dodokko mi si è piazzato davanti e ha iniziato a dire: "Caro papà, eccomi qua...". All'inizio ho pensato: "Lo so che sei qua", ma questo non glie l'ho detto. Poi però ho fatto caso che sulla parola "caro" si accarezzava una guancia e che sulla frase "eccomi qua" mimava un abbraccio. Sui puntini di sospensione, invece, ha farfugliato alcune parole incomprensibili, non perché non sappia pronunciarle, ma perché - ho capito - non le ricordava. Tuttavia, ha voluto riempire lo stesso, a modo suo, lo spazio vuoto di quella che era - l'ho intuito subito dopo - la poesia per la festa del papà che dovrebbe recitarmi domani e che sta imparando all'asilo.
Appena capito ciò che lui e la sua maestra stanno architettando, ho cercato di estorcere a mio figlio il resto della composizione che sarebbe dovuta restare segreta fino al 19 marzo, invitandolo a più riprese a dirmene il seguito. La mia apprensione era talmente palese che Dodokko ha giocato un po' al gatto e al topo con me, prima fingendo di dover sistemare alcuni dvd sul tavolino del salotto e successivamente cercando di compiere un'impresa impossibile: attaccare senza la colla le mani di Paperina che poco prima aveva staccato dalla stessa statuetta di ceramica. Tentativi vani e ripetuti - mi è parso - all'infinito.
La mia strategia allora è stata quella di fingere improvvisamente disinteresse per la lirica sbucciando una mela. La tattica ha funzionato e lui si è deciso a rivelarmi le strofe segrete: ha iniziato ripetendo le stesse parole senza senso di prima e ha chiuso la recita con la parola "bene". A me ha lasciato il compito di decifrare il finale: ho deciso di riempire quei puntini di sospensione con la frase "ti voglio (bene)", ma come stanno veramente le cose lo saprò domani, sempre che per domani (fra soltanto 24 ore!) Dodokko riesca a ricordare ogni singola parola della sua poesia.
Scritto da Cristiano - sosmammo.blogspot.com
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