La morale è che causa ed effetto sono così avvinghiati che serve tanta buona volontà per migliorare la cultura dei nostri studenti. E dev’essere proprio la scuola a metterla per prima. Difatti, se i bambini delle elementari e i loro fratelli maggiori delle medie e delle superiori fanno errori di ortografia a mitraglia è perché non studiano o perché maestri e professori non sanno più insegnare soggetto, predicato verbale e complemento oggetto? Per Elena Ugolini, preside del Liceo Malpighi a Bologna e membro del consiglio dell’Invalsi, l’Istituto che valuta il sistema dell’istruzione nazionale, il nodo cruciale sta tutto qui: «Strafalcioni grammaticali e asinate varie hanno un unico comune denominatore: alle elementari molti maestri non insegnano ai bambini a comprendere la lingua italiana».
E nemmeno la grammatica...
«C’è un tempo per tutto. Agli studenti tra i cinque e i dieci anni è già una buona cosa dare un’educazione linguistica».
Perché le regole sono troppo difficili da imparare?
«Rispondo con una domanda: come possono imparare l’ortografia se non conoscono il significato delle parole che sentono e pronunciano?».
Già, come possono?
«Non possono. E infatti i risultati alle medie e alle superiori sono bassissimi. Senza contare, poi, quelli all’Università. Molti professori si scandalizzano per l’italiano che i candidati usano nelle prove scritte durante i test».
Cosa intende per «educazione linguistica»?
«Un esempio pratico. L’Invalsi ha fatto una prova nelle classi di seconda e quinta elementare di 5.000 scuole. L’obiettivo era valutare la capacità dei bambini di comprendere un testo e le loro conoscenze grammaticali».
Risultato?
«Paradossale. Il giudizio complessivo è stato basso, ma le valutazioni sulla grammatica hanno superato quelle sulla capacità di comprensione».
E cosa non hanno capito?
«Una paginetta semplicissima. Letta quella dovevano rispondere ad alcune domande. Le soluzioni, stavano lì, davanti a loro, nel testo, bastava comprenderlo. Eppure il 53 per cento degli studenti ha dato le risposte sbagliate».
Una situazione senza via d’uscita?
«Credo di no. Ma occorre volontà da parte di tutti, soprattutto di chi si occupa di formare gli insegnanti. Molto spesso sento dare la colpa delle lacune dei nostri ragazzi alla televisione e alla famiglia. In parte è vero, ma non credo che la scuola possa chiamarsi fuori dalle responsabilità».
Perchè, cosa può fare e invece non fa?
«Incuriosire, stimolare per non annoiare i bimbi che poi crollano sui banchi. E poi, onestamente, nel caso degli erroracci da segnare in rosso c’è un fattore non indifferente da considerare».
Quale?
«L’emulazione per gli adulti. Un disastro...».
fonte: lastampa.it
articolo di Elena Lisa
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