Il primo pensiero che mi è venuto in mente è stato che l’emozione non ha bisogno di parole, quando la sera della festa del papà ho visto Dodokko che mi aspettava seduto sul divano, un po’ intimidito, diversamente dal solito in silenzio. Invitato dai nonni a recitarmi la poesia imparata all’asilo, ha iniziato a dirmela, ma con un tono di voce sottile, basso, più esitante, diverso da quello che aveva durante le prove generali dei giorni prima. Una voce, la sua, che mi ha colpito molto di più delle parole della poesia mandata a memoria. Una voce in cui ho colto per la prima volta l’emozione, il timore di non ricordare e addirittura il desiderio di fare una bella figura: con me – vi rendete conto – con me che sono il padre.
Dodokko, sei stato bravo a ricordare tutte le strofe, anche le ultime, quelle che nei giorni scorsi ancora non sapevi: “Caro papà, eccomi qua / con tanti auguri di felicità / e ti dico con bene profondo / tu sei il papà…più buono del mondo”. Hai detto tutte le parole della poesia, ma la cosa più bella è stata accorgersi della tua emozione: un’emozione che non ha bisogno di parole per essere detta.
Scritto da Cristiano - sosmammo.blogspot.com
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