Possono i bambini assumere il ruolo che comunemente spetta agli adulti? Possono i bambini sostituirsi ai grandi in certi momenti della vita? Come può reagire un bambino di fronte alla malattia del proprio padre? A questi interrogativi risponde con un linguaggio magico e poetico il libro “Parla papà”. In seguito a un ictus il papà è rimasto affetto da afasia: non può più leggere al figlio, non può più raccontargli le storie, non può più parlargli. “ Il filo sottile delle parole che fluivano a fiumi è stato tagliato da una forbice malvagia”.
Il bambino però, colto alla sprovvista proprio nel periodo delle feste di Natale, non si perde d’animo. Capisce che è giunto il momento di dover essere lui ad aiutare il papà a ricomporre quel filo e a ritrovare le parole perdute. Giorno dopo giorno, come faceva suo padre, quando lui era piccolo, con pazienza e tenacia, inizia a mostrargli le lettere e a insegnargli ad articolare semplici suoni. A poco a poco la nebbia che avvolge il genitore si diraderà per lasciar posto al sorriso e a suoni sempre più familiari. Conduce il bambino un gioco da grandi; legge al suo papà le storie, gli mostra i numeri, ripete instancabile suoni e parole. Con delicatezza e senza forzature mediatiche, l’autrice affronta il tema della malattia del genitore, vissuto in prima persona da un bambino. La coltre di nebbia che separa padre e figlio, è destinata a dissolversi per la forza d’animo e l’ostinazione tipica dei bambini che difficilmente si danno per vinti.
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