I padri non hanno più scuse, ora anche la biologia prova la loro capacità di prendersi cura dei piccoli. Una ricerca spiega infatti come, alla nascita dei figli, nel cervello dei nuovi padri ci sia un aumento di alcuni ormoni deputati ad aiutare l'instaurarsi di legami affettivi. Si tratta soprattutto di ossitocina, lo stesso ormone che aiuta le donne durante il parto nella contrazione dell'utero e a reagire alle esigenze della prole, e prolattina, fondamentale per indurre la lattazione. Gli studi della professoressa Ruth Feldman, neuroscienziata coordinatrice di una collaborazione tra le università statunitense di Yale ed israeliana di Bar-Ilan, hanno evidenziato che nel cervello degli uomini alla nascita di un figlio succede qualcosa di molto simile. Una volta che i padri si trovano il figlio tra le braccia ci sono picchi di produzione di ossitocina e prolattina, ormoni che agiscono sull'amigdala, il centro emotivo del cervello, e condizionano sentimenti e pensieri nei confronti dei nuovi nati.
L'importanza di questi due ormoni nel rafforzamento del rapporto madre-figlio e nei comportamenti delle donne nei confronti della prole è stata oggetto di studi ormai da diversi anni. In particolare all'ossitocina, isolata e sintetizzata per la prima volta nel 1953 da Vincent du Vigneaud, che per questa scoperta ottenne il Nobel per la chimica, si riconobbe subito l'importanza di "collante" nelle relazioni affettive, siano quelle tra madre e figlio (l'ormone viene rilasciato durante l'allattamento), tra amanti, poiché durante l'orgasmo se ne registrano picchi di rilascio, o tra appartenenti a una stessa società. Mano a mano che la sperimentazione è andata avanti si è osservato come in ambito umano i dati sulla concentrazione di ossitocina possono differire in maniera consistente tra uomo e donna e fino a oggi si riteneva che l'ossitocina in relazione a un rapporto genitore-figlio entrasse in gioco soltanto in conseguenza della gravidanza e dell'allattamento. Ora le scoperte della professoressa Feldman rivoluzionano tali affermazioni.
"Ha tutta l'aria di essere un passo evolutivo - dice la neuroscienziata - per aiutare i maschi a prendersi cura della loro prole". Per il suo studio Feldman ha verificato il livello degli ormoni di 43 padri nei sei mesi successivi alla nascita dei figli e ha osservato le loro capacità di rassicurare i piccoli, giocare con loro e capire le loro esigenze. I risultati hanno dimostrato che i padri più bravi erano quelli con i livelli ormonali più alti. "È possibile che, man mano che aumenta il tempo trascorso con i figli e insieme con il progredire delle capacità del neonato a partire dai due mesi, di interagire con i genitori, la prolattina e l'ossitocina aumentino per dare risposte ai bisogni dei piccoli", dice Feldman, inspirata nei suoi studi dalle affermazioni di molti uomini. "Molti padri - sostiene - parlano di un disinteresse verso la paternità fino al momento in cui non si trovano il bambino tra le braccia, ammettendo un cambiamento nei sentimenti, una improvvisa tempesta emotiva".
L'innalzamento dei livelli di ossitocina, secondo gli esperimenti di Feldman, nel momento in cui padri e madri sperimentano la prima nascita è ancora maggiore, ma rimane comunque una differenza nel modo in cui i due genitori reagiscono a questi impulsi ormonali e, mentre le madri sviluppano un maggiore senso di protezione, gli uomini sembrano portati a instaurare con i figli situazioni ludiche. Ci sono state subito reazioni alla scoperta della neuroscienziata statunitense, perché l'ossitocina viene rilasciata anche in situazioni di stress. Una nascita è di sicuro un evento che mette a dura prova i padri e, secondo alcuni psichiatri, un aumento di certi ormoni in una situazione emotivamente complicata potrebbe spiegare in parte il picco di ossitocina.
repubblica.it
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