Prima erano i padri a chiedere la prova del Dna per essere sicuri che il figlio fosse loro. Ora sono i figli a chiedere il test di paternità sul loro genitore. Adolescenti che dubitano del proprio padre. Segno dei tempi che cambiano. Di un nuovo tipo di ribellione generazionale.
Non solo in Italia. E c' è anche un gioco di società, una sorta di roulette russa tra giovani di alta società: scopri se non sei frutto di un tradimento. Si tratta di test informativi, senza alcun valore legale, che alcuni laboratori si prestano a svolgere. Costo: 250-300 euro. Basta il mozzicone di una sigaretta fumata dal genitore, una gomma americana masticata. E le cellule della mucosa della bocca (il kit per il prelievo arriva via posta) dei giovani detective che, di fronte a una forte crisi di identità familiare, cercano di arrivare almeno alla sicurezza biologica.
Pochi casi, per ora. In realtà non si sa quanti, perché il fenomeno è al momento sottovalutato. A cominciare dagli Stati Uniti, dove il test si effettua via Internet: basta pagare, massima riservatezza, addirittura senza richiesta di dati anagrafici, risultati in cinque giorni. L' importante è il pagamento, con carta di credito o bonifico, anticipato.
Maurizio Vanelli, clinico pediatra dell' Università di Parma, non è sorpreso: «È vero. Negli ultimi anni, 4-5 dei miei giovani pazienti, tra quelli affetti da malattie croniche (diabete di tipo I, cardiopatie) che noi seguiamo fino a 18 anni e che hanno nel pediatra un rapporto confidenziale maggiore di quello che hanno con i familiari, mi hanno chiesto il test di paternità. In generale, lo 0,5 per cento dei giovani fa questa richiesta. Vi sono laboratori che li soddisfano. Si trovano su Internet o consigliati dai coetanei nei social network, tipo Facebook.
La motivazione è in un padre (manager, troppo assente o perfezionista) che spesso sottolinea la differenza tra i suoi comportamenti giovanili e quelli del figlio. Frasi tipiche: «Non mi assomigli per niente...», «Chissà da chi hai preso, non certo da me». Così nascono dubbi di essere frutto di un tradimento, figli di un altro. «Non è certo la motivazione principale». Nella letteratura scientifica dagli screening per le malattie genetiche risultano in molti casi sorprese proprio riguardo la paternità. Ma ci sono stati anche in Italia? «Diciamo che, tutto sommato, nella nostra società le coppie risultano ancora abbastanza fedeli». Vanelli è sempre riuscito a convincere i suoi giovani pazienti a non fare il test: con il dialogo, l' analisi dei perché e dei percome, le giuste risposte. «Resta il fatto - sottolinea - che si tratta di test informativi. Senza alcun valore legale». Prosegue Vanelli: «Ricordo un ragazzo con una malattia cronica che dubitava a causa dell' atteggiamento assente del padre verso la sua malattia. Il ragazzo era accompagnato sempre dalla madre. E si chiedeva: "Ma è veramente mio padre, perché non è partecipe?". Mi chiese il test». L' adolescente che diventa adulto, 16-18 anni.
Le informazioni carpite da siti vari in Rete. Nessun rapporto confidenziale in famiglia. Anzi conflittualità, critiche paterne, capacità continuamente messe in dubbio. Crisi di identità familiare quindi? «Piuttosto segnali di crisi della paternità - riflette Claudio Mencacci, neuropsichiatra del Fatebenefratelli di Milano -. I padri di oggi o sono troppo amici o sono dittatoriali. In entrambe le situazioni viene a mancare il senso di appartenenza alla famiglia. Così nei figli viene meno la stima in sé stessi e aumenta la paura per il futuro.
Ecco allora che diventa importante ritrovare almeno l' identità biologica. Il test di paternità è la ricerca di una rassicurazione». I riflessi della crisi di paternità? «Nei maschi, possibili difficoltà nella sfera sessuale (la difficoltà d' erezione è in aumento tra i giovani). Nelle femmine due possibili conseguenze: o diventano ancelle seduttive, un po' schiave del maschio, o diventano aggressive amazzoni». Mencacci ricorda: «Una volta a un mio collega neopapà che aveva il figlio in braccio fu fatta una battuta: "Che bambino stupendo, ma è tuo?". Lui rispose: "Non so se è mio, ma è come se lo fosse"... Questo è il vero test del Dna».
corriere.it
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