A sentire che un quarto delle famiglie italiane ricorre alle punizioni corporali per educare i propri figli, effettivamente, un sobbalzo lo si fa. È raccapricciante qualsiasi cosa evochi in ogni modo l’immagine della violenza su un bambino. Sarebbe utile, però, prima di fare crociate che distolgono l’attenzione dai problemi reali, pesare un attimo le parole e cercare di discernere, nel senso, cioè, di fare un dovuto distinguo tra un’innocua sculacciata e un gesto violento.
I dati dell’indagine realizzata da Save the children in collaborazione con Ipsos, presentata ieri a un convegno del Cismai (Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia) vanno guardati con un po’ di obiettività. Dal sondaggio, effettuato su 600 genitori e 500 ragazzi, emerge che nell’educazione impartita ai figli, gli italiani dosano vari ingredienti: prevale l’affetto (37%), segue il dialogo (30%), quindi le regole (23%) e infine i sistemi di punizione (10%).
Nel 59% dei casi i genitori di oggi si descrivono come meno severi rispetto ai propri, anche se affermano di apprezzare i valori trasmessi dai loro genitori; la percentuale sale al 68% fra i genitori con figli più grandi. E – questa la pietra dello scandalo – un quarto delle famiglie italiane dice di ricorre alle punizioni corporali per educare i propri figli, dallo schiaffo alla sculacciata.
Se una punizione è necessaria, quelle più efficaci – prosegue l’indagine di Save the Children – sono considerate l’imposizione di una restrizione (in media il 71% dei genitori), «sgridare i figli con decisione» (32%) e «costringerli a svolgere delle attività non gradite» (21%).
Tuttavia, tra i genitori con figli da 3 a 5 anni, un 14% ritiene utile ricorrere alla sculacciata, percentuale che diventa del 10% per chi ha figli dai 6 ai 10 anni. Il 19% dei genitori dichiara che non capita mai di ricorrere allo schiaffo e di essere decisamente contrario a questi metodi (il 21% per i genitori di ragazzi adolescenti tra gli 11 ed i 16 anni), o di non utilizzarli quasi mai (57%, che sale al 70% in caso di figli più grandi).
In situazioni limite, tuttavia, ben il 53 % dei genitori italiani dichiarano di ricorrere alla punizione fisica, percentuale che tra i genitori con bambini più piccoli sale al 63% e tra quelli di adolescenti scende al 40%. Il restante campione dichiara di non aver mai dato uno schiaffo ai propri figli, anche se di questi il 25% dice di averne avuto la tentazione.Questi i dati che fanno lanciare l’allarme alla onlus che si dedica alla tutela bambini. Save the children spiega che «la cultura della legittimità della punizione corporale dei bambini all’interno del nucleo familiare è ancora salda in Italia come in quasi duecento paesi nel mondo: solo 24 Stati, infatti, hanno una legislazione che tutela i bambini da questo tipo di violenza».
In effetti la polemica era già esplosa Oltralpe, dove la pediatra e deputato dell’Ump Edwige Antier, autrice di un libro sull’argomento e ormai assurta a paladina del partito “anti-fessée”, anti-sculacciata, correva ai ripari presentando in Parlamento niente meno che una proposta di legge sul tema.Ora, fermo restando che qualsiasi iniziativa che porti, a ogni livello, l’attenzione sull’infanzia e la difesa dei minori è sempre opera meritoria e ben accetta, però, certo, vedere il dramma dei bambini di Haiti e quello della mortalità infantile nei paesi sottosviluppati appaiati allo schiaffetto un po’ effetto lo fa.
E se è vero che il 66% dei genitori si dichiara sensibile a una campagna antischiaffo se nel quesito si fa riferimento a non meglio precisate punizioni corporali, è vero anche che l’87% di mamme e papà, se si parla banalmente di sculacciate, risponde che “ogni tanto ci vogliono”.Sicuramente è il caso di vigilare senza sconti sui problemi reali dell’infanzia, ovviamente a partire dalla violenza verso i bambini, senza, però, equivocare tra questi, gravissimi, e le scelte educative dei singoli genitori, fatte in assoluta buona fede e con criterio. Tutto sommato, probabilmente, questo è un terreno dove, fatti salvi i casi di squilibrio mentale, dovrebbe valere ancora la libertà.
fonte: ffwebmagazine.it
articolo di Cecilia Moretti