Generazioni a confronto. Padri e figli che fanno lo stesso lavoro si raccontano e parlano delle loro esperienze di vita. I dubbi e le speranze di due generazioni a confronto.
Si dice e si ripete: «Siamo la prima generazione che starà peggio di quella che ci ha preceduto». Sì, ma in pratica cosa significa?
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Ieri c'era il posto fisso. I nostri genitori avevano una casa di proprietà. Le ferie pagate. La stabilità economica aveva evidenti ricadute sulla vita personale: facevano figli, fiduciosi nelle "magnifiche sorti progressive" dell'umanità di cui sarebbero andati a fare parte.
Oggi siamo alla generazione mille euro, al popolo co.co.pro diventato poi quello delle (finte) partite Iva. Vacanze (o malattia) vuol dire niente stipendio: quindi tutti obbligatoriamente sani e a casa (in affitto).
Di figli, con questi chieri di luna, neanche a parlarne.
Secondo quali unità di misura si calcola questa inversione di tendenza, la prima grande rottura nella fiducia del futuro di cui si abbia memoria dal dopoguerra? E soprattutto: è vera sempre, o per certi aspetti stiamo invece meglio oggi?
L'abbiamo chiesto a insegnanti, medici, tornitori, maestri d'ascia, fotografi, per un totale di 20 coppie di generazioni a confronto, da Torino a Sciacca, in un lungo viaggio italiano.
video.repubblica.it
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